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Comunicati stampa

NUOVI IMPIANTI A BIOMETANO, LA REGIONE DA QUALE PARTE STA? A VESCOVANA, CANARO, CAVARZERE LA CITTADINANZA E TUTTE LE AMMINISTRAZIONI COMUNALI SI OPPONGONO

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Venezia, 10 gennaio 2024 – Nuovi impianti di biometano in Veneto, la Regione da quale parte sta? Se lo chiede Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio, che ha avanzato un’interrogazione a risposta immediata alla Giunta presieduta da Luca Zaia allo scopo di conoscere, appunto, come intenda muoversi in merito alla questione sempre più stringente.

L’iniziativa della consigliera è in scia alla manifestazione con 350 partecipanti, che lo scorso 30 dicembre il comitato ambientalista Lasciateci Respirare aveva organizzato a Vescovana nel Padovano, dove è in itinere l’avviamento di una nuova centrale di produzione energetica, la quale sfrutterebbe la lavorazione di scarti biologici.

«Dappertutto dove sia in programma questo genere di strutture -esordisce Baldin- la popolazione si mostra contraria, e così pure le amministrazioni comunali. È successo a Ca’ Venier di Cavarzere, dove ero già intervenuta attraverso la sottoscrizione di una precedente interrogazione. Sta succedendo a Canaro nel Polesine, e ora pure nella Bassa Padovana».

Baldin ammonisce: «La realizzazione di questo impianto recherebbe grave pregiudizio alle attività agricole circostanti e alla qualità dell’aria. Senza dimenticare che a meno di 20 km di distanza, a Sant’Apollinare nel Rodigino, è già collocata un’altra centrale di produzione di biogas».

La manifestazione di fine anno ha visto la partecipazione di centinaia di cittadine e cittadini, e ora la palla passa alla Regione: «Essa ha infatti la responsabilità del rilascio dell’autorizzazione unica -puntualizza l’esponente del M5S- e le spetta l’onere della valutazione d’impatto. È chiaro che non si tratterebbe di energia pulita, là dove sacrificherebbe centinaia di ettari coltivati, oltre a sconvolgere anche l’equilibrio della viabilità».

Intanto slitta di un mese il termine per la presentazione dei rilievi da parte del Comune di Vescovana, sostenuto dal comitato ambientalista: «Gli enti locali, ovvero i legittimi rappresentanti eletti dalla cittadinanza, hanno già detto di no in modo unanime, come avvenuto a Canaro. Faccio mie -conclude Erika Baldin- le parole degli agricoltori della zona: “Quest’opera non aiuta, non arricchisce, svaluta i terreni e li può rendere inadatti a sviluppi futuri. Quest’opera non ci appartiene”, e la Regione ne deve tenere conto».

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Comunicati stampa

BOCCIATO IL MIO EMENDAMENTO CHE RIVENDICAVA L’AUTONOMIA DELLA REGIONE NEL DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO: IL TAGLIO DEI PLESSI NON È DOVUTO, È SUA RESPONSABILITÀ

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Venezia, 19 dicembre 2023 – Porte sbarrate dal Consiglio regionale del Veneto all’autonomia in materia di dimensionamento scolastico. L’assemblea di palazzo Ferro Fini, infatti, ha bocciato a maggioranza l’emendamento che Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle, aveva presentato al bilancio, il quale chiedeva che la Regione si impegni a contrastare il processo di revisione della rete scolastica, previsto dal governo Meloni, mantenendo le attuali sedi e favorendo soluzioni coerenti con le esigenze dei singoli territori.

La consigliera si dichiara allibita: «Mentre altre Regioni, anche amministrate dal centrodestra come la Sardegna, hanno ricorso in massa contro il provvedimento, qui la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia rinunciano al concetto di autonomia tanto caro, per abbracciare le “ragioni” del governo centrale». È vero che la Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso delle Regioni Emilia Romagna, Toscana e Puglia, ma al contempo ha riconosciuto che esiste un’interferenza nelle competenze regionali riconosciute dall’articolo 117 comma 3 della Carta, limitando il ruolo dello Stato al personale scolastico e alle norme generali in tema di istruzione.

«Non solo -incalza Baldin- secondo la Corte, non è richiesta alle Regioni la chiusura di alcun plesso, a seguito della determinazione del contingente organico del numero di dirigenti scolastici attivi. Pertanto la scelta di chiudere intere strutture è tutta e solo veneta, quale conseguenza della legge di bilancio statale 197/2022, che fissa a 900 il numero delle allieve e degli allievi per ogni istituto comprensivo, accorpando giocoforza i servizi e appunto le dirigenze».

Nell’ultimo anno sono stati davvero tanti gli attriti e le frizioni tra gli uffici scolastici regionali da un lato, le comunità di docenti e genitori dall’altro, che si sono affrontati sul campo per difendere ogni lembo di autonomia nel settore: «Dalle isole della laguna ai più sperduti borghi montani -conclude Erika Baldin- i primi a farne le spese sono stati, come sempre, gli abitanti dei luoghi più difficili, dal punto di vista logistico e dell’integrazione.

E questi provvedimenti delle destre hanno come prime vittime le donne e le madri, sempre più spesso costrette (è notizia nei quotidiani odierni) ad abbandonare il proprio posto di lavoro perché nella zona in cui vivono non ci sono asili nido, e vengono chiuse intere scuole per l’infanzia, scuole primarie, scuole secondarie di primo grado. È giusto sappiano che questa situazione di disagio reca i nomi e i cognomi di Giorgia Meloni e di tutte le amministratrici e amministratori veneti di centrodestra».

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