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PER GIULIA, PER TUTTE: AFFINCHÉ IL 25 NOVEMBRE NON SIA SOLO UNA DATA, MA CAMBI COMPORTAMENTI E POLITICHE VERSO LE DONNE

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Il premeditato femminicidio di Giulia Cecchettin e le ultime, atroci settimane trascorse con angoscia dalle due famiglie e da tutta Italia hanno forse segnato un non plus ultra nella maniera di affrontare la questione femminile da parte della politica.
Si leggono buoni propositi bipartisan, relativi all’educazione sentimentale degli adolescenti nelle scuole: ma occorre considerare che -seppur apprezzabili, per quanto in ritardo- essi non esaurirebbero la missione in capo a chi governa e amministra.

Il messaggio più forte, come spesso succede, arriva dalla società civile: le decine di manifestazioni affollate e rumorose lasciano sperare che questa volta si faccia sul serio. E proprio il lucido attivismo di Elena, la sorella di Giulia, potrebbe diventare il simbolo stesso di una svolta culturale: perché il suo messaggio fortissimo arriva da una giovane che sta dimostrando il coraggio delle proprie idee, tanto più credibile in quanto vittima laterale, assieme alla sua famiglia.

Le cronache segnalano come i femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno abbiano superato “quota cento”, e non di rado la folle gelosia si abbatte sopra ragazze già deboli nella bilancia della coppia: non occorre volgere lo sguardo all’oscurantismo iraniano per trovare anche da queste parti storie che pensavamo di aver lasciato alle spalle.
Non poche sono state le donne che, messe di fronte al bivio tra lavoro e maternità, hanno rinunciato forzatamente all’impiego, con gravi ripercussioni nelle legittime aspirazioni di crescita professionale: una donna che non è libera e indipendente è una donna ricattabile, più sola, potenzialmente sotto minaccia.

Certo le politiche pubbliche non stanno aiutando: la sostenibilità economica di una maternità non è un tema secondario. È notorio come, a parità di mansioni, in tutta Italia le donne lavoratrici percepiscono stipendi inferiori ai colleghi maschi. È altrettanto evidente che, nonostante la retorica del cambiamento, nemmeno ai livelli apicali il numero delle donne dirigenti d’impresa lontanamente si avvicina a quello maschile: in Veneto, ad esempio, sono sedici su cento.

Soprattutto, la carenza di asili nido pubblici (27 posti ogni 100 bambini in Veneto, 26 nel Veneziano a fronte di una media europea attestata a 33) offre poche alternative alle coppie che decidono di procreare: per questo motivo, ho sollevato una mozione in seno al Consiglio regionale, la cui approvazione impegnerebbe la Giunta a rivedere la propria programmazione e aumentare le risorse a bilancio da destinare a questo aspetto decisivo.

Ma anche coloro le quali, per inalienabile scelta personale, non desiderano portare avanti una gravidanza, in Veneto trovano più difficoltà che non altrove: l’obiezione di coscienza, infatti, da diritto sancito per legge è diventato espediente per rendere impraticabile l’aborto in tutte le strutture ospedaliere, dove non di rado alcune associazioni “pro vita” agiscono sulla psiche delle giovani donne intenzionate ad abortire, riducendo l’intera questione a mero riflesso economico.

Tuttavia lo scorso 30 maggio, la V commissione Sanità del Consiglio regionale ha introdotto, fra i criteri di valutazione dei direttori generali nelle singole ULSS venete, anche l’adeguamento alla media nazionale del numero di strutture dove l’interruzione volontaria di gravidanza può essere materialmente eseguita.

Ero stata la prima, oltre un anno fa, a suggerire che la tutela del diritto della donna ad abortire rientrasse tra i compiti di ogni direttore: non può essere considerata efficiente una gestione dove i reparti di Ostetricia e Ginecologia sono in mano al personale obiettore.
Eppure ci è voluto un anno affinché la maggioranza di centrodestra prendesse coscienza del problema e decidesse di cambiare rotta, dapprima trincerandosi dietro presunte «motivazioni tecniche» e poi riconoscendo che l’introduzione di questo parametro si poteva fare.

Si doveva fare, nella regione che cinquanta anni fa processava Gigliola Pierobon, giovane padovana accusata di essere ricorsa all’aborto clandestino, quando della pratica si poteva anche morire, prima dell’approvazione della legge 194/78 (mai peraltro applicata interamente): i fatti di questi giorni sono lì a dimostrare che molto dev’essere ancora fatto per abbattere in senso femminista tutti questi gender gap, e che l’evoluzione deve avvenire -come sta finalmente accadendo ora- a partire dalla società.

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MALATTIE CRONICHE INVALIDANTI, MOZIONE APPROVATA: LA REGIONE PROMUOVA LO SMART WORKING

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Venezia, 14 novembre 2023 – «Il Veneto si impegna a promuovere l’accesso allo smart working per le persone con malattie croniche e invalidanti, garantendo loro la possibilità di svolgere un’attività lavorativa e di condurre una vita dignitosa: sono orgogliosa del voto di oggi, con il quale il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la mozione che avevo presentato con la sottoscrizione di tutto l’Ufficio di presidenza». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Palazzo Ferro Fini e prima firmataria della mozione n. 449 del 9 giugno 2023, “Malattie croniche invalidanti, la Regione promuova lo smart working per superare gli ostacoli del luogo di lavoro”, sia nel settore pubblico che nel privato.

«La mozione nasce dall’incontro con una persona speciale, Micol Rossi dell’associazione Guerrieri Invisibili, attiva da anni per dare voce a chi lotta contro le malattie rare. Tra le tante difficoltà c’è quella di accedere al lavoro, perché in alcuni casi il trasferimento casa-lavoro può costituire una vera e propria corsa a ostacoli per chi combatte con patologie così gravi», spiega Baldin. «Lo smart working, quindi, diventa uno strumento di inclusione che può aiutare le persone ad essere lavorativamente attive ed evitare gravi ricadute sociali. È una questione di dignità e di rimuovere gli ostacoli che separano le persone dai loro sogni», aggiunge la consigliera.

«La Regione Veneto è già un punto di riferimento in tema di collocamento mirato, grazie alla disciplina di attuazione della L. 68/99, con le DGR 1404/2016 e successive sino alla più recente DGR 1359/2022. Siamo quindi nella condizione di instaurare un confronto con il Governo su questi temi, come richiesto dalla mozione. Con il voto di oggi facciamo un passo importante nella direzione di una Regione senza discriminazioni, che garantisca l’accesso al lavoro a tutte e tutti», conclude Baldin.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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ARRIVA VENETO CEDUTA DA DEUTSCHE BAHN A UN FONDO INTERNAZIONALE: CHIEDO GARANZIE PER IL PERSONALE E L’UTENZA DELLE LINEE 80, 85, 87 TRA SOTTOMARINA E VENEZIA

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Venezia, 14 novembre 2023 – Addio Deutsche Bahn, gli autobus di Arriva Veneto saranno gestiti dal fondo americano I Squared. Nel 2024, quindi, l’impresa ferroviaria tedesca rimarrà attiva solo per i trasporti via rotaia, dismettendo così la rete di Arriva con le sue filiali in dieci mercati europei, tra cui il nord Italia. La conferma, avuta nella seconda metà di ottobre, riguarda anche l’area metropolitana a sud di Venezia: da oltre cinque anni, infatti, i bus di Arriva Veneto (che rimarrà titolare del servizio) collegano il capoluogo a Sottomarina tramite le linee 80, 85, 87 previo contratto con la Città Metropolitana.

La circostanza ha indotto la capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Erika Baldin, a depositare un’interrogazione a risposta scritta alla Giunta veneta, volta a conoscere quali azioni essa intenda perseguire al fine di mantenere la continuità lavorativa al personale, scongiurare lo scadimento delle tutele per le lavoratrici e i lavoratori, quindi garantire servizi di qualità all’utenza. «Operazioni come questa -commenta la consigliera- non di rado portano con sé il rischio che le società siano considerate come scatole vuote, ovvero meri prodotti finanziari, e non realtà costituite da persone che lavorano e al servizio di persone che devono viaggiare».

Baldin ritiene essenziale la supervisione di tutti gli enti portatori di interessi: «Tra essi -specifica la coordinatrice metropolitana del M5S- figura necessariamente la Regione del Veneto, in quanto la legge regionale 25 del 1998 disciplina il trasporto pubblico locale e riconosce l’obiettivo di svilupparne e migliorarne il sistema nel proprio territorio, promuovendo interventi volti a coordinare le modalità di fruizione del servizio e a integrare le relative infrastrutture». Nessun allarme preventivo per chi ogni giorno conduce i mezzi o se ne serve: «Solo un atto dovuto -conclude Erika Baldin- per prevenire eventuali e spiacevoli incongruenze, dismissioni, incomprensioni. E sempre nell’interesse di chi lavora e di chi viaggia».

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FINE VITA, NO A ULTERIORI RINVII: LA LEGGE IN AULA AL PIÙ PRESTO

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Venezia, 14 novembre 2023 – «Dopo la prima tornata di audizioni, rinnovo il mio auspicio di un iter rapido nella Quinta commissione consiliare. L’obiettivo resta quello previsto dalla Legge regionale n.1 del 1973 e dal nostro Statuto e Regolamento, cioè dell’approvazione da parte del Consiglio regionale entro fine anno: ogni giorno in più sarebbe una sconfitta per la politica veneta e per Zaia, sostenitore del progetto di legge». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, in merito alla proposta di legge di iniziativa popolare in materia di suicidio medicalmente assistito. «Riguardo alle cure palliative, condivido al 100% la richiesta di potenziarle perché c’è un’oggettiva assenza da parte della Regione e proprio per questo proporrò degli emendamenti nella legge di Bilancio. È sbagliato, tuttavia, mettere questo tema in contrapposizione con la proposta di legge d’iniziativa popolare Liberi Subito. Forse qualcuno dovrebbe rileggersi la sentenza della Consulta che sul punto è molto chiara».

«Non so se le divisioni della maggioranza siano tali da poter mettere a rischio l’approvazione del progetto di legge, ma è chiaro che l’opposizione deve mostrarsi granitica ed evitare ulteriori rinvii. Da questo punto di vista accolgo molto positivamente la scelta del Partito democratico di schierarsi in modo chiaro per il fine vita e auspico che questa presa di posizione sia utile a ricompattare tutte le forze di opposizione», dichiara Baldin, ricordando anche che il voto unitario e unanime, da parte delle opposizioni, a favore «della mozione sul fine vita, con la quale chiedevo alla Regione di impegnarsi “a garantire che ogni persona sia libera di scegliere senza condizionamenti politici”».

«La mia mozione è stata approvata il 2 maggio scorso, anche con i voti della maggioranza. Sarebbe ragionevole aspettarsi che l’orientamento emerso in Aula in quella occasione si riproponga al momento del voto del progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito. Invece finora abbiamo assistito a continui rinvii, da parte della maggioranza. Non vorrei che l’obiettivo fosse rimandare la discussione alle calende greche e ricordo che il regolamento del Consiglio regionale prevede che il progetto di legge, essendo di iniziativa popolare, debba essere in ogni caso iscritto all’ordine del giorno del Consiglio sei mesi dopo il deposito. Andare oltre fine anno, quindi, significherebbe aver rimandato la decisione più a lungo possibile: a chi evidentemente spera di non arrivare mai al momento del voto, ricordo che i malati non hanno tempo da perdere», conclude Baldin.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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CASE ATER DI VENEZIA, NIENTE BONUS 110% PER LE MANUTENZIONI: LA REGIONE ADDUCE SOLO MOTIVAZIONI GENERICHE, NELLE ALTRE PROVINCE ATER HA ATTINTO ALLA MISURA

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Venezia, 7 novembre 2023 – Bonus 110% per la manutenzione delle case di ATER, perché a Venezia no e nel resto del Veneto sì? Se lo è chiesta Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, attraverso una interrogazione a risposta scritta nei confronti della Giunta di palazzo Balbi, presentata il 25 maggio e discussa stamane dall’aula. «L’assessore Corazzari -spiega la consigliera- ha addotto i motivi secondo i quali l’ATER di Venezia non avrebbe richiesto di accedere ai benefici della misura prevista dal governo Conte II, ma non è stato convincente. Le ragioni addotte, dai tempi ristretti alle interpretazioni non univoche, dalle parti comuni degli edifici allo sconto in fattura, valgono anche per le altre realtà provinciali, che invece hanno attinto a piene mani dal bonus».

Ad esempio, l’ATER padovana ha investito 191 milioni per risanare 57 abitazioni, così a Verona per 24 alloggi, a Rovigo per 13, a Treviso per 12 e a Vicenza per cinque. «Solo Venezia e Belluno si sono chiamate fuori -continua Baldin- e il fatto è del tutto inspiegabile. Specie se si considera che la sola città storica conta 2600 alloggi, spesso impossibilitati ad accedere ad altre forme di contributo, a causa dei vincoli cui la specificità di Venezia li sottopone». Gli appartamenti di proprietà dell’ATER ammontano a 9751unità  tra laguna e terraferma, spesso classificati in cattivo stato di conservazione: «Un numero di edifici che, ove messo a norma, sarebbe in grado di soddisfare l’attuale fabbisogno abitativo e l’annosa richiesta di case popolari in tutta l’area metropolitana, la quale soffre di evidente emergenza abitativa soprattutto per via dell’overtourism, delle locazioni brevi e degli alti canoni d’affitto», sottolinea la coordinatrice del M5S.

Erika Baldin quindi non è soddisfatta della risposta ottenuta durante la seduta: «Non posso esserlo, trattandosi di una disparità rispetto alle altre province venete. L’anomalia veneziana rimane tale. Si parla di abitazioni non appetibili, e anche quelle abitate sono in sofferenza. Penso al caso di via Camporese a Mestre (dove è stato rifatto solo il tetto nel 2021), i cui inquilini sarebbero stati ben felici di ricorrere al bonus 110% per continuare riparazioni e migliorie, ma l’agenzia locale dell’ATER non ha inteso agire di conseguenza. So bene che le entrate annuali riscosse dall’ente attraverso i canoni d’affitto non coprono le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma proprio per questo è necessario cogliere le opportunità di finanziamento là dove ci sono. A quanto viene riferito, a breve la Giunta regionale presenterà il nuovo Piano strategico delle politiche per la casa: la speranza è che contenga tutte le risposte ai numerosi quesiti rimasti sospesi, per far fronte in modo efficace a un’emergenza drammatica e diffusa, che riguarda in primis le giovani generazioni, le persone anziane, le situazioni familiari più fragili».

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FINE VITA: IN TEMA DI DIRITTI CIVILI LE OPPOSIZIONI NON POSSONO ESSERE PIÙ INDIETRO DI ZAIA

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Venezia, 3 novembre 2023 – «La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale ha compiuto quattro anni lo scorso settembre e ancora manca una norma chiara che regolamenti le procedure del suicidio medicalmente assistito. Il Veneto ora può essere la prima regione a colmare questo vuoto, sarebbe assurdo se questo traguardo venisse tagliato con i voti della Lega di Zaia e senza quelli dell’opposizione». Così Erika Baldin, capogruppo in Consiglio regionale del MoVimento 5 Stelle. La prima consigliera a presentare, il 26 ottobre 2022, una mozione sul fine vita, chiedendo alla Regione di impegnarsi “a garantire che ogni persona sia libera di scegliere senza condizionamenti politici”, impegno poi approvato il 2 maggio scorso dal Consiglio regionale a larga maggioranza.

«Non si può essere contrari alla sentenza della Consulta», ribadisce Baldin. «Va applicata, bisogna garantire ai malati il diritto di scegliere in libertà e coscienza. Ciascuno dev’essere padrone del proprio futuro e il compito delle istituzioni è quello di sostenere i cittadini nelle loro scelte. La proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Coscioni in tutte le regioni serve per applicare la sentenza della Corte omogeneamente in tutto il territorio nazionale», sottolinea Baldin.

«L’opposizione, a mio avviso, dev’essere compatta a sostegno di questa proposta di legge che segna un passaggio storico per il Veneto e l’Italia nella cultura dei diritti. L’alternativa è quella di fare un regalo alla destra, divisa e in frantumi su questo tema. Non si possono sostenere le tesi del progetto di legge di Valdegamberi e Finco, che è stato stigmatizzato anche dalle associazioni dei caregiver. Nessuno impone nulla, ognuno conosce la propria sofferenza e dev’essere libero di scegliere la propria strada. Non tollero l’idea che qualcuno possa mettere le mani in tasca alla nostra vita», conclude Baldin.

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FINE VITA, GIORNATA STORICA: FINALMENTE IL DISEGNO DI LEGGE “LIBERI SUBITO” VIENE TRATTATO IN COMMISSIONE SANITÀ

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Venezia, 31 ottobre 2023 – «Finalmente il Consiglio regionale del Veneto affronta la questione del fine vita e della regolamentazione del suicidio medicalmente assistito: oggi, dopo mesi che lo chiedevamo, il progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’Associazione Coscioni e sottoscritto da oltre 9 mila veneti è stato presentato e discusso in commissione». Così la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Palazzo Ferro Fini, a margine della seduta odierna della Quinta Commissione consiliare permanente, competente in materia di Sanità e Sociale. «Ora il Veneto ha la possibilità di essere la prima regione ad approvare questa legge di libertà e di civiltà», sottolinea Baldin.

«Sono stata la prima, lo scorso 25 luglio, a chiedere la calendarizzazione del progetto di legge. Ricordo che il testo è stato depositato in Consiglio il 30 giugno scorso e il 12 luglio è stato dichiarato ammissibile dalla presidenza. Sono quindi trascorsi quattro mesi dal deposito del Pdl all’avvio dell’iter in commissione, considerato che si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare: così la politica non fa bella figura, credo che la maggioranza di Zaia abbia dato l’impressione di non essere molto sensibile alle istanze che provengono dai cittadini veneti», commenta Baldin. «Un ritardo ancor più grave, se si considera che il Consiglio regionale si è già espresso sul tema del fine vita: l’ha fatto approvando una mia mozione», afferma Baldin, ricordando la mozione n. 367 del 26 ottobre 2022, “Fine vita, la Regione si impegni a garantire che ogni persona sia libera di scegliere senza condizionamenti politici”, approvata a larga maggioranza dal Consiglio regionale nella seduta del 2 maggio 2023.

«Insomma, è già trascorso molto tempo, tempo che le persone malate purtroppo non hanno: ora si cerchi di non perderne altro. Auspico quindi un iter rapido, che dalla commissione arrivi rapidamente all’approvazione dell’Aula. Da questo punto di vista, preoccupano i tentativi di “ostruzionismo” di una parte della maggioranza di Zaia: alcuni stanno cercando di dipingere questa legge come qualcosa che non è, parlando di “cultura della morte”. Sembra che con questo Pdl si vogliano costringere i malati a seguire un determinato percorso, mentre è vero il contrario: la legge “liberi subito” serve a garantire a tutte e tutti la libertà di poter scegliere, fino alla fine, come vivere la propria vita. Il nostro faro è la Corte Costituzionale, con la sentenza 242/19 che deve essere attuata con procedure e tempi certi. Sono fermamente convinta che chiunque sia a favore delle libertà individuali non possa non sostenere e votare questa legge», conclude Baldin.

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DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO, LA SENTENZA DEL TAR DELLA CAMPANIA FERMA I TAGLI AGLI ISTITUTI COMPRENSIVI VOLUTI DAL GOVERNO

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Venezia, 31 ottobre 2023 – Dimensionamento scolastico, primo stop al governo Meloni. Il Tribunale Amministrativo della Campania ha infatti accolto il ricorso, presentato dalla locale giunta regionale, avverso la legge di bilancio per il 2023 che l’esecutivo nazionale aveva emanato lo scorso dicembre: tramite tale provvedimento, le autonomie scolastiche campane erano state ridotte da 965 a 839, con l’accorpamento di molti plessi e la conseguente chiusura di altri. Il TAR ha demandato alla Corte Costituzionale la questione di legittimità, mentre il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Valditara, ha già annunciato il ricorso al Consiglio di Stato.

«È un primo passo, ma è significativo», commenta Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale del Veneto. «Attendevo fiduciosa appunto questa sentenza -spiega la consigliera- dal momento che ci sono state Regioni attive nel presentare ricorso, anche amministrate dal centrodestra come la Sardegna. Il Veneto invece ha deciso di non farlo, ma gli effetti della vertenza lo investono. Fin da subito avevo sollevato analoghe perplessità, in specie relative alle zone periferiche come ad esempio le isole della Laguna: la decisione del governo aveva infatti messo in difficoltà i genitori nelle iscrizioni a sedi lontane o ardue da raggiungere, oltre a paventare la riduzione numerica del personale scolastico, segnalata anche dalle sigle sindacali».

Il riflesso della vicenda ora può farsi sentire anche a Chioggia, la città della Baldin: «Nei giorni scorsi -ricorda la coordinatrice metropolitana del M5S- il Comune ha reso noto che gli istituti comprensivi dall’anno scolastico 2024-2025 passeranno da cinque a tre, con la primaria Gregorutti accorpata alla Marchetti, la media Pascoli alla Galilei. Comprendo il fenomeno della denatalità, ma le conseguenze volute dalla politica dei tagli non possono ricadere sopra le persone che abitano un territorio, e che intendono continuare a farlo fruendo dei servizi elementari». La speranza di Erika Baldin è che la sentenza del TAR campano venga confermata dal Consiglio di Stato e dalla Consulta: «Creare mega istituti da 1100 allieve e allievi ciascuno, con inevitabili classi pollaio, va contro ogni principio di educazione moderna. La destra al governo sa solo tagliare e togliere, quando invece bisogna allargare, includere, garantire».

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INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA, UNA LEGGE REGIONALE PER LIMITARE IL NUMERO DEI MEDICI OBIETTORI

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Venezia, 25 ottobre 2023 – Una proposta di legge regionale per obbligare le Ulss a garantire la presenza di personale sanitario non obiettore di coscienza nei servizi dove viene praticata l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG): ad annunciarne il deposito, in occasione della presentazione in Consiglio regionale del volume “Il corpo mi appartiene – Donne e consultori a Nordest” della rivista Venetica, è la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale e protagonista nell’attuale legislatura di una lunga battaglia per la difesa della legge 194 e per il diritto all’autodeterminazione della donna.

«Ho deciso di presentare un progetto di legge che va nella stessa direzione di quanto avevo già proposto in Commissione Sanità: le strutture sanitarie devono garantire sempre e comunque alle donne la possibilità di accedere al servizio di IVG, e i dirigenti devono essere valutati in rapporto al raggiungimento di questo obiettivo. Ho già ottenuto l’inserimento di questo parametro nelle pagelle dei direttori generali delle Ulss, ma ritengo sia necessario inserirlo in legge per renderlo strutturale. Inoltre propongo che gli venga attribuito il massimo peso in termini di punteggio», spiega Baldin.

Il progetto di legge annunciato oggi da Baldin prevede che in ogni momento, presso i servizi ostetrico-ginecologici delle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, debba trovarsi in servizio una quota di sanitari non obiettori sufficiente ad assicurare l’espletamento delle procedure dell’Interruzione volontaria di gravidanza, per l’intera durata di ogni turno. Il Pdl, inoltre, prevede che il rispetto di quest’obbligo sia inserito tra i criteri di valutazione dei dirigenti competenti, attribuendovi il massimo peso in termini di punteggio.

«L’obiezione di coscienza è prevista dalla legge, riguarda la sfera delle convinzioni morali di ciascun professionista e non è assolutamente in discussione. Quello che sembra sia stato dimenticato, è che la legge 194 del 1978 tutela il diritto della donna all’interruzione volontaria di gravidanza, assegnando alle Regioni il compito di garantire che la procedura sia effettuata all’interno delle strutture pubbliche. Una condizione che, come ben sappiamo, non sempre si realizza», chiosa Baldin.

Il problema è arcinoto. «In Veneto, la percentuale di obiettori supera il 70 percento. Molto di più della media nazionale che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, vale il 63,4% nel caso dei ginecologi, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico. Con percentuali così elevate, l’effetto è quello che in alcuni reparti ostetrico-ginecologici l’IVG non è sempre garantita perché manca il personale non obiettore: una situazione inaccettabile, che costringe le donne a spostarsi di struttura in struttura per poter ottenere l’interruzione volontaria di gravidanza», spiega Baldin.

«Siamo di fronte ad una costante, palese violazione del diritto della donna di accedere al servizio di interruzione volontaria di gravidanza nei casi previsti dalla legge. La stessa 194 prevede che il servizio sanitario regionale debba in ogni caso assicurare l’effettuazione degli interventi di IVG, eventualmente ricorrendo alla mobilità del personale», ricorda Baldin. «Non dovrebbero essere le donne a spostarsi, quindi. Semmai è l’organico dei servizi sanitari che dev’essere riorganizzato ricorrendo a trasferimenti del personale obiettore», conclude la consigliera.

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HOTEL BONVECCHIATI A VENEZIA, INTERROGO LA REGIONE PER CONOSCERE COME INTENDE CONTRIBUIRE A SALVARE 120 POSTI DI LAVORO

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Venezia, 18 ottobre 2023 – Della vertenza relativa alla chiusura dell’hotel Bonvecchiati di Venezia, con la prospettiva di licenziamento per 120 lavoratrici e lavoratori, torna a occuparsi anche il Consiglio regionale. La capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin, ha infatti presentato un’interrogazione a risposta immediata nei confronti della giunta veneta, al fine di conoscere quali azioni intenda porre in essere, secondo competenza, per scongiurare tale esito.

«Già dallo scorso luglio -esordisce la consigliera- era stata diffusa la notizia della cessione dell’albergo, propedeutica al restauro che lo vedrà chiuso nei prossimi due anni. A quanto si apprende dai media, però, gli incontri tra la proprietà e i sindacati non hanno raggiunto accordi soddisfacenti dal punto di vista delle maestranze, che cesseranno il proprio servizio il prossimo 30 ottobre. Si tratta di 65 persone impiegate a tempo indeterminato, 55 a tempo determinato».

La conclusione auspicabile, secondo Baldin, avrebbe dovuto ricalcare quella adottata nel mese di gennaio per l’hotel Bauer, pure in fase di ristrutturazione, auspice la Regione: «Allora l’impegno dell’ente all’apertura di un tavolo di discussione portò all’accordo tra le parti per il licenziamento collettivo, subordinato alla riassunzione dell’intero personale che nel frattempo non avesse operato altre scelte». Ora invece il quadro sta precipitando: «Il biennio di cassa integrazione straordinaria, che i sindacati avrebbero voluto con forza -ricorda la coordinatrice metropolitana del M5S- sarebbe stato per l’80% a carico dello Stato, fino al reintegro del personale all’atto della riapertura».

Conclude Erika Baldin: «Non posso non osservare che la perdita di questi posti di lavoro sottende un impoverimento generale della città storica di Venezia, dove sono sempre più comuni le crisi aziendali legate alla ristrutturazione e alla vendita di grandi strutture ricettive. Sono pezzi di know-how, esperienze, capacità lavorative che se ne vanno per non tornare. La Regione non può permettersi questa dispersione di professionalità eccellenti, né il suo impatto negativo nel tessuto economico locale. Anzi, per legge l’ente ha il compito di disciplinare politiche specifiche del lavoro, al fine di prevenire e contrastare la disoccupazione, anche attraverso un fondo per il sostegno al reddito e la gestione delle crisi occupazionali».

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