close
Comunicati stampaEnergiaInquinamentoTerritorio

PERPLESSITÀ PER L’INCENERITORE DI ENI A MARGHERA, POSSIBILI RISCHI PER SALUTE E AMBIENTE. SERVONO UN NUOVO PAT E LA CONSULTAZIONE DELLA CITTADINANZA

marghera-1056×500

Venezia, 12 gennaio 2023 – L’inceneritore che ENI Rewind vorrebbe costruire a Porto Marghera incontra la forte perplessità del MoVimento 5 Stelle, con la capogruppo in Consiglio regionale Erika Baldin e la consigliera comunale veneziana Sara Visman.
L’impianto, che prevede un investimento di 140 milioni con la volontà di essere attivato prima del 2026, sarebbe destinato a bruciare 190mila tonnellate annue di fanghi da depurazione civile conferiti dai gestori idrici di tutto il Veneto, esclusa la valle del Chiampo (dove la presenza di cromo esavalente impone un trattamento a parte). A seguito di un’analisi del fabbisogno, la società petrolifera intende così compensare la chiusura degli stabilimenti chimici legati al cracking, e sta procedendo in questi mesi a chiedere alla Regione del Veneto le dovute autorizzazioni, che comprendono la valutazione d’impatto ambientale oltre alle opportune concessioni, pareri e licenze.

Ma il MoVimento non ci sta: «Ancora una volta siamo stati messi di fronte al fatto compiuto -sbotta la capogruppo Sara Visman- e senza che il Comune sia stato esplicito. Non solo manca qualsiasi coinvolgimento della popolazione residente, ma questo impianto si radica in un PAT ormai superato, dopo i tantissimi anni occorsi per approvarlo. Il piano infatti è obsoleto sia per i numeri che presenta, sia per l’assetto del territorio dove sono venute mutando le aree edificabili. Prima di tutto, quindi, servirebbe una diversa programmazione e quindi rivedere il PAT secondo le nuove esigenze; poi ogni insediamento impattante dovrebbe essere spiegato e valutato assieme alla cittadinanza».

Visman cita il caso del Vallone Moranzani, pensato come parco, da dove però alcune attività non vengono spostate: «L’area di Porto Marghera dove dovrebbe insistere l’inceneritore è snaturata -ribadisce l’esponente del M5S- e questo perché continuano a essere presentati progetti di ogni tipo in nome della sostenibilità, al fin di ottenere sovvenzioni statali, europee e regionali. Ma senza fare i conti con l’oste, ovvero con chi nei luoghi vive e lavora. La sostenibilità non è un nome di facciata da spendere, ma il presupposto della tranquillità per la salute delle persone. Anche se il vapore ricavato produrrà nuova energia elettrica».

Oggi quei fanghi vengono inviati per la metà in discarica, il resto bruciati fuori regione o all’estero: la consigliera veneziana non demonizza l’impianto in sé, quanto il modo di procedere. «Leggendo le parti tecniche, si evince che saranno prodotte tonnellate di cenere. La quale dovrà essere smaltita, e dovremmo sapere come e dove. I percorsi sono stati intrapresi al rovescio, dal momento che prima viene “imposto” un nuovo impianto, poi vengono avvertite le cittadine e i cittadini. La trasparenza a Venezia e in terraferma non è mai quella richiesta, per via di una comunicazione a compartimenti stagni, che tace il fatto di un ritorno al passato rispetto alle indicazioni date per Porto Marghera». Sara Visman si associa all’istanza di convocare ENI Rewind in una seduta ad hoc della competente commissione comunale.

Da palazzo Ferro Fini, la consigliera regionale Erika Baldin osserva che la Giunta veneta ha autorizzato, fin qui, ogni passaggio: «Non bastava il raddoppio dell’inceneritore di Ecoprogetto a Fusina, per il quale ho presentato due interrogazioni tese a ottenere i biomonitoraggi nella zona, riguardo le emissioni nocive. Ora incombe questa nuova struttura, dalla potenza di 16 Megawatt termici, senza alcuna certezza in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale, che rispetti i princìpi dell’economia circolare.

Chiedo pertanto -conclude la capogruppo del M5S- che la Regione diffonda in maniera capillare l’istruttoria e l’esito della valutazione d’impatto ambientale, magari promuovendo anche momenti di consultazione pubblica, al fine di conoscere preventivamente i possibili rischi per la salute e l’ambiente circostante. Pensando al futuro, ciò che serve è un intervento (come ad esempio l’imposizione di un vincolo, giustificato dall’importanza naturalistica dell’area Moranzani) che blocchi sul nascere progetti come questi. E a tal proposito la Regione può e deve intervenire».

Tags : inceneritoremoranzani
erika baldin

The author erika baldin

Leave a Response