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SUICIDIO MEDICALMENTE ASSISTITO, FIRMA A MESTRE CON L’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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Venezia, 4 febbraio 2023 – «Sono qui per sostenere la raccolta firme per la Proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, promossa dall’associazione Luca Coscioni. “Liberi subito, liberi fino alla fine” è una campagna sacrosanta di libertà e dignità individuale, per i diritti di tutte e tutti». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, questa mattina al banchetto della cellula veneziana dell’associazione Luca Coscioni dove la consigliera regionale ha sottoscritto la Proposta di legge di iniziativa popolare.
 
 
«Condivido al 100% gli obiettivi della proposta di legge, che è volta a regolamentare le procedure per il suicidio medicalmente assistito: le persone malate che scelgono questo percorso hanno diritto a tempi certi, adeguati e definiti, che devono essere sempre garantiti dal Sistema Sanitario. Oggi purtroppo non è così, nonostante la Corte Costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo si sia già espressa sull’aiuto medico alla morte volontaria, riconoscendo questo diritto alle persone malate che possiedono i requisiti previsti dalla Consulta», dichiara Baldin.
 
 
«Il 26 ottobre 2022 ho presentato in Consiglio regionale una mozione sul fine vita, impegnando la Regione a garantire a tutti i cittadini che lo richiedano un percorso oggettivo, rapido e scevro da qualunque tipo di condizionamento esterno. Auspico che il Consiglio regionale si esprima al più presto, approvando la mia mozione e dando il più ampio sostegno alla Proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dall’associazione Coscioni. A tal fine, mi impegnerò affinché il testo arrivi in Aula il più presto possibile. Bisogna promuovere, presso tutte le istituzioni, il principio per cui il ruolo della politica è quello di garantire la libertà di scelta di ciascuno. Diciamo no a qualsiasi intervento, specie se di natura ideologica, potenzialmente in grado di condizionare la libera scelta delle persone», conclude la consigliera regionale.
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INCARICHI LEGALI ALL’AVVOCATO FABIO PINELLI: ZAIA RISPONDA

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Venezia, 3 febbraio 2023 – «Come mai Azienda Zero non ha attivato fin da subito un ufficio legale interno e si è affidata per anni a professionisti esterni con incarichi di consulenze per decine di migliaia di euro? E quali verifiche sono state effettuate sulla regolarità di questi incarichi?». Queste le domande sullo sfondo dell’interrogazione presentata oggi dalle consigliere regionali Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Palazzo Ferro Fini, e Cristina Guarda, capogruppo di Europa Verde. Nello specifico, Baldin e Guarda si rivolgono all’assessora regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, «per sapere quali verifiche di regolarità sono state effettuate rispetto agli incarichi professionali attributi a soggetti esterni con riferimento all’emergenza covid-19».

Nella passata legislatura, il 23 aprile 2020, era già stata depositata un’interrogazione sul tema da parte del consigliere regionale Piero Ruzzante, oltre che della stessa Guarda. «All’epoca, si chiedeva alla Giunta se avesse verificato la correttezza dell’incarico attribuito all’avvocato Fabio Pinelli dal direttore generale di Azienda Zero con Deliberazione n. 195 del 9 aprile 2020. Si trattava del famoso incarico per valutare il “percorso di sanità pubblica” in relazione all’emergenza Covid, insomma la gestione della pandemia. Come mai all’epoca si scelse proprio Pinelli, un avvocato penalista? E perché un incarico esterno, considerato che nel provvedimento non si faceva cenno all’impossibilità di far fronte alle necessità dell’amministrazione con proprio personale interno? La Giunta Zaia non ha mai risposto all’interrogazione dell’aprile 2020», dichiarano le consigliere regionali.

«Chiediamo di nuovo alla Giunta di esprimersi sulla correttezza di quelle delibere, specie dopo le notizie sconcertanti diffuse oggi dal Fatto Quotidiano proprio in merito agli incarichi attribuiti da Azienda Zero a Pinelli. In questo contesto risulta inquietante l’intercettazione di Mantoan che attribuirebbe la scelta dell’avvocato direttamente a Zaia, nonostante la circostanza sia smentita dall’ufficio stampa della Regione», concludono Baldin e Guarda.

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VALUTAZIONI DG ULSS, EMERGE IL NODO LISTE D’ATTESA. E MANCA IL PARAMETRO DELLA LEGGE 194

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Venezia, 2 febbraio 2023 – «I direttori generali delle aziende del servizio sanitario regionale dovrebbero essere valutati anche per il rispetto di quanto previsto dalla Legge 194 in materia di interruzione volontaria di gravidanza». Torna a ribadirlo Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale. «Oggi la commissione Sanità ha approvato le pagelle dei direttori generali delle Ulss venete, delle Aziende ospedaliere di Padova e Verona, dello Iov e di Azienda Zero. Io mi sono astenuta in riferimento al rispetto dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie e ho sollecitato un confronto approfondito in commissione sui dati delle liste di attesa nelle Ulss venete», dichiara Baldin.

«Ricordo inoltre che già l’estate scorsa avevo proposto di inserire tra i parametri della valutazione dei dg anche il criterio dell’effettiva garanzia del servizio di interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Bisogna evitare che il diritto delle donne sia limitato dall’eccessiva presenza di medici obiettori, che in Veneto sono il 66,6%: un dato superiore alla media nazionale. Secondo una recente relazione ministeriale, circa il 15% circa dei reparti di ginecologia e ostetricia della regione non pratica l’IVG costringendo di fatto le donne a spostarsi dal proprio territorio semplicemente per vedere riconosciuto un proprio diritto tutelato dalla Legge 194 del ’78. La responsabilità di riorganizzare i reparti è in capo all’Ulss, mi sembra assurdo che i direttori generali non vengano valutati per questo», conclude la consigliera regionale.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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SESTIERE DI CASTELLO SENZA MEDICO DI BASE, LA REGIONE DIMENTICA LA SPECIFICITÀ VENEZIANA. E IN VENETO IL 54% DEI POSTI VACANTI RESTA SCOPERTO

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Venezia, 24 gennaio 2023 – «Rispondendo ad una mia interrogazione sulla carenza dei medici di famiglia a Venezia, la Giunta regionale conferma ancora una volta di ignorare la specificità del capoluogo e in particolare del centro storico. Le cosiddette “soluzioni” fin qui adottate, come l’aumento del massimale di assistiti per i medici e gli specializzandi, si sono dimostrate totalmente inefficaci nella realtà lagunare». Così la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Palazzo Ferro Fini, che nella giornata di oggi ha discusso l’interrogazione presentata il 25 agosto scorso.

«L’estate scorsa gli abitanti di Castello ricevevano una brutta notizia, le dimissioni del medico famiglia del sestiere che sarebbe poi stato sostituito da un medico con sede a Cannaregio. L’altro professionista, però, sarebbe stato a ricevimento a Castello solo due volte la settimana: una “soluzione” temporanea, così veniva presentata, frutto di un accordo tra il medico e l’Ulss 3. Nei fatti, un grave disagio per il sestiere di Castello, tra i più popolosi di Venezia, ed in particolare per la popolazione più anziana e i soggetti fragili. Una situazione che si è protratta, come confermato anche dalla Giunta, fino a metà novembre quando finalmente a Castello si è insediato un nuovo medico seppur con incarico provvisorio», sottolinea Baldin.

«Il 25 agosto chiedevo alla Regione quali azioni intendesse mettere in campo per pianificare tempestivamente l’avvicendamento dei medici di famiglia, visto che il pensionamento dei professionisti non è un fulmine a ciel sereno ma un dato facilmente prevedibile. La risposta fornita oggi in Aula dalla Giunta, a cinque mesi di distanza, è del tutto insoddisfacente: un elenco di DGR relative all’incremento del massimale di assistiti, fino a 1800 per i medici di famiglia e fino 1.200 per i medici in formazione, ed altri provvedimenti di carattere generale che non tengono assolutamente conto delle specificità di un territorio come quello di Venezia», aggiunge la consigliera regionale.

«Infine, l’assurdo: nella sua risposta la Giunta Zaia ha rivendicato il risultato della procedura annuale per l’attribuzione degli incarichi vacanti, gestita da Azienda Zero, che però non è riuscita a coprire nemmeno la metà degli ambiti territoriali carenti! Il dato si ferma infatti al 46%», conclude Baldin.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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ANZIANA LASCIATA SEI ORE IN ATTESA ALL’OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA: È QUESTA L’ECCELLENZA DI CUI PARLA ZAIA?

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Venezia, 23 gennaio 2023 – Ancora un caso di malasanità a Venezia. Lo scorso venerdì 20 una signora di 85 anni, non deambulante, dopo le dimissioni dal Pronto Soccorso dell’ospedale Civile è stata costretta ad attendere sei ore prima di essere riportata a casa dalla Croce Verde: «Come si può ancora parlare di eccellenza veneta?», si chiede Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale.

«Tra la fuga dei medici dal settore pubblico -osserva la consigliera- e la privatizzazione strisciante di interi reparti affidati ai costosissimi professionisti delle cooperative, non sfugge che nell’ultimo mese almeno tre casi di ingiustificate attese hanno avuto luogo negli ospedali di San Donà di Piave, Adria e ora Venezia. Ci mancava solo l’inchiesta della magistratura riguardo le mascherine e la casa di riposo a Santa Maria di Sala. Tutto ciò dovrebbe indignare anche chi sbandiera una primazia che nei fatti semplicemente non esiste, o non esiste più».

L’anziana, tra le ore 15 e le 21, sarebbe rimasta anche senza poter avere accesso ai farmaci che la stavano curando a domicilio: «Pare non sia nemmeno la prima volta che accade nel nosocomio lagunare -aggiunge Baldin- ed è pleonastico pretendere l’implementazione di un maggior numero di idroambulanze, dal momento che la stessa ULSS 3 ha dichiarato che nei giorni funestati da condizioni meteorologiche negative le uscite dei mezzi subiscono ulteriori ritardi, rispetto al già risicato calendario giornaliero».

L’esponente del M5S chiede all’Unità Sanitaria il rigoroso rispetto delle consegne, che prevedono in due ore (al massimo) il rientro delle e dei pazienti fragili dopo le dimissioni: «E sono già tante -conclude Erika Baldin- senza contare gli ulteriori disservizi all’utenza dati dal permanere in vigore delle residue disposizioni antipandemiche. La verità è che nella salute pubblica bisogna investire, non tagliare: dev’essere chiaro a Roma come a Venezia».

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ULSS 3, INSPIEGABILI I LICENZIAMENTI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI PRECARI. CHIEDO SE NE PARLI IN V COMMISSIONE

Venezia, 20 gennaio 2023 – Il licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori precari, assunti dall’ULSS 3 Serenissima durante il periodo più caldo dell’emergenza pandemica, è «la goccia che fa traboccare il vaso della sanità veneziana» secondo Erika Baldin. La capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale si schiera a fianco del sindacato Funzione Pubblica della CGIL, che ha lanciato l’allarme riguardo le ultime sortite nel rapporto con il personale: «Assistiamo a una fuga di medici verso il settore privato come mai prima d’ora -spiega la consigliera- con dimissioni a raffica dovute anche a carichi di lavoro insostenibili per le mancate assunzioni (perfino di turn over) e il blocco delle ferie. Di fronte a queste necessità, l’atteggiamento dell’ULSS non valorizza la professionalità di chi ancora crede nella sanità pubblica, favorendo invece la privatizzazione strisciante».

Due gli indicatori che Baldin porta a suggello della propria tesi: «Nel Veneziano è sempre più evidente il ricorso al personale di cooperative esterne, che comporta notevoli esborsi di denaro, anziché scorrere le graduatorie disponibili. E il ritirarsi della mano pubblica lascia spazio al proliferare di strutture private come quella in via di costituzione a Mestre, a pochi passi dall’ospedale all’Angelo, dove troveranno impiego molti medici, infermieri, operatori e operatrici sociosanitarie in uscita dai ruoli dell’ULSS 3».

Ora l’inaccettabile accantonamento di precarie e precari, che pure avrebbero potuto essere confermati nel loro prezioso servizio: «Ci vengono quotidianamente segnalate -continua l’esponente del M5S- comunicazioni deficitarie con le USCA nei fine settimana, in quanto operatori e operatrici sono oberati di lavoro. Senza contare le incalzanti aggressioni da parte di chi dà al personale la colpa dei disservizi, quando invece manca clamorosamente la programmazione sanitaria in capo alla Regione del Veneto e messa in pratica dall’ULSS metropolitana». Erika Baldin conferma la propria vicinanza a chi ha perso il posto di lavoro per scelte politiche e amministrative, e annuncia di formulare una richiesta ufficiale affinché l’argomento possa essere discusso in una delle prossime sedute della V Commissione consiliare permanente, quella che tratta appunto i temi della sanità e delle politiche sociali.

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MINACCE A LEGGE 194 E AUTODETERMINAZIONE DELLA DONNA, LA REGIONE GARANTISCA OVUNQUE IL DIRITTO ALL’ABORTO

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Venezia, 19 gennaio 2023 – Giù le mani dalla legge 194 e dall’autodeterminazione della donna. A ribadirlo è Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che commenta così il disegno di legge presentato al Senato da Fratelli d’Italia lo scorso 13 gennaio, vocato a modificare l’articolo 1 del Codice Civile anticipando al soggetto nascituro (anziché alla neonata e al neonato) l’acquisizione della capacità giuridica: «Si tratta dell’ennesimo attacco che la destra sferra contro i diritti acquisiti, con l’intenzione di colpevolizzare le donne, condizionando la loro libera scelta di portare avanti o meno una gravidanza».


Nei mesi precedenti, infatti, anche la Lega e Forza Italia avevano incardinato provvedimenti analoghi: «Se già il feto diventa soggetto di diritto -osserva la consigliera- la sua soppressione verrebbe trattata alla stregua di un omicidio. Sono tutti ostacoli di matrice ideologica all’esercizio di un diritto costato la vita e la salute a molte donne nel secondo dopoguerra. E ancora un passo indietro verso i secoli bui, quando una ragazza non poteva lavorare ed era meglio se smetteva presto di studiare per affermarsi: non occorre andare in Iran per riscontrare simili mostruosità in epoca attuale».

Oltre che dagli ostacoli di diritto, Baldin è preoccupata da quelli di fatto: «Il Veneto ha il 66,6% di medici obiettori, il 2% in più della media nazionale. L’obiezione di coscienza rientra nei diritti del singolo operatore, ma non può tradursi in un disservizio o nella negazione di un diritto: sta all’ULSS organizzare i reparti in modo tale da garantire un presidio costante. Invece, secondo una recente relazione ministeriale, il 15% circa dei reparti di Ginecologia e Ostetricia della regione non pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. Non possiamo più accettarlo: essa dev’essere garantita in ogni struttura, pubblica e privata convenzionata, lungo tutto il territorio regionale».

Lo scorso ottobre la VI commissione Sanità aveva bocciato l’adozione, promossa dalla stessa esponente del M5S, di un nuovo parametro per valutare i direttori generali delle ULSS; ovvero l’effettiva erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, secondo l’articolo 9 comma 4 della legge 194/78: «Avevo suggerito -conclude Erika Baldin- di prevedere una valutazione negativa, che avesse poi ripercussioni nella premialità corrisposta annualmente ai manager della sanità. Ove approvata, le ULSS sarebbero state incentivate a organizzare i reparti in modo tale che il diritto sia garantito omogeneamente in tutto il territorio regionale, senza che la presenza del personale obiettore limiti l’offerta sanitaria. E la Regione sarebbe stata impegnata a controllare e garantire quest’attuazione anche attraverso la mobilità del personale. Ma la maggioranza di destra, affine a quella che regge il governo nazionale, preferisce continuare a scaricare sopra le sole spalle delle donne tutto il disagio di una scelta difficile».

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L’ANZIANA “PARCHEGGIATA” DIECI ORE IN OSPEDALE È SINTOMO DI UN SISTEMA SANITARIO VENETO CHE NON VA. ALTRO CHE ECCELLENZA

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Venezia, 9 gennaio 2023 – Dieci ore in astanteria all’ospedale di San Donà di Piave, a 85 anni e con una diagnosi di polmonite bilaterale. L’allucinante vicenda, accaduta il 4 gennaio scorso, approda al Consiglio Regionale del Veneto dove la capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata, volta a conoscere quali iniziative la Giunta intenda attuare per evitare il ripetersi di situazioni analoghe: «Ciò che sconcerta -argomenta la consigliera- è che la signora è stata “parcheggiata” da mezzogiorno alle 22, addirittura negandole l’acqua per lenire la tosse, come dimenticata per via del troppo lavoro in carico allo stesso personale sanitario. Turni anche di dieci ore, riferisce la famiglia che ha incontrato gli stessi medici all’entrata e all’uscita dal plesso ospedaliero». 

Non bastano le scuse all’anziana sfinita, che ha chiesto di essere mandata “a morire a casa”, dove per fortuna si sta riprendendo grazie al supporto del proprio medico di medicina generale: «La questione degli organici -ribadisce Baldin- viene sistematicamente elusa dalla Regione, con le ULSS costrette a ricorrere a medici, infermieri e operatori socio sanitari forniti da cooperative private a prezzi esorbitanti. Ha ragione la famiglia, questa non è l’eccellenza di cui la maggioranza si pavoneggia: i medici non hanno colpa, è l’intero sistema sanitario del Veneto che va rivisto». 

Secondo l’esponente del M5S, «la sanità pubblica di prossimità deve tornare prioritaria, impedendo la fuga dei medici e l’espansione strisciante del privato, spesso non convenzionato». Non è solo la questione di eliminare il numero chiuso dalle facoltà di Medicina: «Le verifiche che l’ULSS ha promesso -conclude Erika Baldin- non cancellano la necessità di assunzioni immediate, al di là dell’impiego degli specializzandi e di una continuità assistenziale da ristrutturare. La mano pubblica si riappropri dell’esercizio di un suo dovere costituzionale».

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SPESA SOCIALE, ASILI NIDO E ISTRUZIONE: VENETO ULTIMO AL NORD. NON BASTA INVOCARE L’AUTONOMIA, SERVE L’ADDIZIONALE IRPEF

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Venezia, 9 gennaio 2023 – Ultimi al nord per asili nido, istruzione, spesa pro capite nella sanità pubblica. Il quadro uscito dalla ricerca annuale Welfare Index di Unipol e Ambrosetti restituisce un’immagine critica del Veneto e preoccupa Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale: «I 22 indicatori segnalano che, quanto a carenza di investimenti, la competizione è con Calabria e Campania, anziché Lombardia ed Emilia. Uno smacco per chi vende un’immagine di eccellenza internazionale, smentita dai fatti».

Osserva la consigliera: «Accanto a dati virtuosi, come la bassa disoccupazione e la scarsa presenza di NEET, constato che per istruzione e formazione il Veneto è al 18° posto su 20 Regioni, spendendo solo il 2.8% del PIL in questi settori cruciali. Ma i numeri che balzano all’occhio sono anche altri, come i 7747 euro spesi in media dalla Regione Veneto per gli asili nido, a fronte dell’Emilia che investe 8362 euro, autorizzando 30 posti ogni cento bambini mentre qui sono solo 20».

Un riflesso della spesa generale pro capite per la sanità pubblica, dove il Veneto viaggia a quote meridionali -2083 euro- anziché giocarsela con le Regioni limitrofe (2269 la cifra emiliana). «Senza contare -prosegue Baldin- il part time involontario delle donne, alle quali spesso è demandata la cura delle persone anziane e dei bambini, costringendole a lavorare meno all’esterno e quindi a contribuire meno al reddito familiare. Il che aumenta la necessità di spesa per i servizi sociali, poiché l’incremento delle aspettative di vita implica anche maggiori spese. Quello veneto è un welfare sbilanciato verso le età avanzate, ma che non soddisfa efficacemente tutte le fasce di bisogno e le nuove povertà, nonostante la richiesta di protezione sociale emerga omogenea».

All’assessora Lanzarin, che invoca l’autonomia differenziata citando i vertici trentini e altoatesini, l’esponente del M5S risponde che «non c’è alcuna garanzia che in tal caso gli stanziamenti verrebbero spesi in maniera differente rispetto a oggi, anzi. Altre Regioni del nord non godono dell’autonomia, eppure sono lo stesso davanti al Veneto: è questione di visione politica, di scelte univoche improntate da anni verso la privatizzazione strisciante dei servizi e la loro rarefazione nel territorio».

Erika Baldin ricorda i 140mila euro di fondo sociale aggiuntivo, ottenuti dalle opposizioni lo scorso dicembre, grazie ai propri emendamenti presentati al bilancio regionale: «Soprattutto i fondi destinati all’autismo coprono un’esigenza crescente della popolazione, verso un tema considerato finora marginale rispetto alla sua reale incidenza nella società. Ma Zaia non ha voluto introdurre l’addizionale IRPEF che avrebbe gravato solo i redditi più alti, sostenendo ad esempio le case di riposo e in generale la spesa per le politiche sociali: ora c’è uno studio ufficiale e terzo a dire che essa è deficitaria, e che le cose non possono più andare avanti così».

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INCIDENTI SUL LAVORO, NUOVO RECORD NEGATIVO. E LA REGIONE CONTINUA A NON POTENZIARE GLI ORGANICI DEGLI SPISAL PER CONTROLLI E PREVENZIONE

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Venezia, 5 gennaio 2023 – I dati relativi agli incidenti mortali nei luoghi di lavoro, diffusi in questi giorni per l’anno 2022 e che vedono il Veneto e l’area metropolitana di Venezia ai primi posti nella triste graduatoria, indignano Erika Baldin. La capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale commenta così le cifre diffuse dall’osservatorio Vega Engineering in base ai report dell’INAIL: «Nel territorio veneto centoquattro lavoratrici e lavoratori non sono tornati a casa, sette in più dell’anno precedente. E nel Veneziano il differenziale supera di un terzo il già triste bilancio del 2021, con 21 vittime di cui 7 in itinere, che la rendono seconda dietro Verona in una classifica che nessuno vorrebbe stilare. Non è accettabile iniziare l’anno nuovo senza pensare a un maggior impegno, a tutti i livelli, per far sì che questa continua strage abbia a finire».

La consigliera chiama ancora in causa la Giunta regionale, responsabile di non dar corso agli accordi raggiunti con i sindacati e le imprese almeno cinque anni fa: «Continuo a denunciare il “caso Veneto”, ovvero una Regione che non potenzia gli organici dello SPISAL, chiamati a controllare preventivamente in ogni singola impresa il rispetto delle norme che tutelano la sicurezza del personale. In alcune ULSS le assunzioni nel settore non rimpiazzano i colleghi andati in pensione, mentre altrove (ad esempio in Toscana) la percentuale di ispettori dello SPISAL è molto più elevata, in rapporto al numero di imprese».

Questo nonostante lo scorso dicembre il Consiglio abbia approvato un emendamento della stessa Baldin al Documento di Economia e Finanza regionale, mirato a potenziare concretamente il sistema degli SPISAL, attraverso la dotazione di ulteriori fondi: «Non è comunque sufficiente -prosegue l’esponente del M5S- perché necessitano risorse al fine di bandire nuovi concorsi e redigere una graduatoria unica regionale. I controlli nelle aziende rimangono lo strumento più efficace, ma non esauriscono lo spettro delle iniziative possibili: i sindacati dei metalmeccanici ad esempio chiedono l’istituzione di un registro dei near miss, i cosiddetti “quasi infortuni”. Se tanto mi dà tanto, quanto bisognerà aspettare ancora?», conclude Erika Baldin.

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