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Bolkestein, con Di Maio promettiamo: entro i primi 100 giorni di governo toglieremo gli ambulanti dalla direttiva

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Il commercio su area pubblica deve essere escluso dalla direttiva Bolkestein. Lo abbiamo ribadito con Luigi Di Maio al convegno sull’argomento tenutosi martedì 12 dicembre sera al Russott Hotel di Mestre.

Il consiglio regionale ha approvato una mia mozione sulla Bolkestein impegnando la giunta regionale a intervenire in tutte le sedi competenti affinché il Governo riveda il D.lgs 59/2010 e giunga all’esclusione del commercio su area pubblica dall’applicazione della Bolkestein. Questa direttiva colpisce infatti 200mila aziende con un indotto di un milione di posti di lavoro.

La Bolkestein – direttiva 2006/123/CE, chiamata così dal commissario europeo per il mercato interno che ne ha curato la stesura, ai tempi della Commissione guidata da Romano Prodi – è una direttiva molto controversa che ha l’obiettivo di integrare i mercati dei singoli paesi europei e favorire la circolazione degli operatori.

Ha creato moltissime proteste fin da prima della sua approvazione proteste che proseguono anche oggi, perché di fatto stimola una corsa al ribasso per quanto riguarda le tutele sociali, i diritti dei lavoratori autonomi, ma anche dipendenti e il livello delle retribuzioni.

La direttiva fissa i principi che i singoli Stati devono applicare, quindi ogni Stato ha avuto un suo spazio di manovra: l’Italia l’ha recepita con il decreto legislativo del 26 marzo 2010.

La direttiva europea prevede la messa a gara di tutte le postazioni di vendita su suolo pubblico come mercati, bancarelle, camion-bar e molte altre ancora – continua la consigliera M5S – includendo fra le “risorse naturali limitate” appunto lo stesso terreno di stazionamento, secondo un’interpretazione contestata dalle associazioni di categoria. E l’Italia è l’unico paese in Europa ad applicare la Bolkestein al commercio ambulante.

Esistono proposte e deliberazioni a firma di tutti i partiti che vogliono l’esclusione della categoria, ma questi iter non arrivano alla calendarizzazione per volontà politica. “Del resto – si rammarica Baldin – tutti i partiti hanno votato il d.lgs 59 del 2010 (Governo Berlusconi): anche la Lega Nord. In 7 anni non si è fatto nulla! Anzi si è convocato un tavolo di confronto sul tema una sola volta.

Il Movimento 5 Stelle vuole che venga stralciato l’art 70 comma 1, che riconosce il titolo autorizzatorio alle società di capitali perché vogliamo che l’attività sia esercitata solo da imprese individuali e da società di persone, come è sempre stato finora con questo articolo si vuole aprire un varco alle multinazionali e alla grande distribuzione anche nei nostri mercati rionali. In più, per porre un argine a queste realtà, noi abbiamo proposto la chiusura di 6 festività obbligatorie, a scelta, dei centri commerciali. Perché vogliamo tutelare i piccoli commercianti dei nostri splendidi centri storici italiani. Proposta che non si vuole portare all’approvazione definitiva in Senato.

Qui in Veneto ci siamo espressi al 60% dei votanti per maggiori forme e condizioni di autonomia, che a nostro modo di vedere dovrebbero incidentalmente interessare anche la materia del commercio, per quanto non prevista la materia infatti in teoria sarebbe già competenza della Regione ma trova un suo grosso limite nella tutela della concorrenza, che è materia esclusiva dello Stato.

Sono infatti moltissime le sentenze della Corte costituzionale che hanno sostanzialmente “punito” le Regioni per scelte importanti fatte in materia di orari, aperture domenicali, bandi.

Per noi quindi l’occasione dell’autonomia deve essere presa anche per ridiscutere queste tematiche per chiedere che lo Stato si faccia promotore di tante sollecitazioni che arrivano dalle Regioni a tutela degli operatori commerciali.

erika baldin

The author erika baldin

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