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IN REGIONE UN VOTO (IDEOLOGICO) CONTRO IL SALARIO MINIMO, ERRORE STORICO DA PARTE DELLA MAGGIORANZA

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Lavoro. Baldin (M5S): «In Regione un voto (ideologico) contro il salario minimo, errore storico da parte della maggioranza»

Venezia, 8 novembre 2022 – «Il voto di oggi della maggioranza di Zaia – che ha scelto di astenersi sulla mia proposta – è un voto contro le lavoratrici e i lavoratori veneti, in particolare i giovani che trarrebbero il maggior beneficio dall’introduzione del salario minimo». Così la capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin, a margine della seduta odierna del Consiglio regionale del Veneto dopo il voto dell’Aula che ha bocciato – con una massiccia astensione da parte dei consiglieri di maggioranza – la mozione n. 256 “La Regione promuova in ogni sede l’istituzione del salario minimo” a sostegno della proposta di legge nazionale del M5S ancora ferma in Parlamento dal 2013. «Lega e Fdi ignorano il problema dei working poor, le persone che pur lavorando non arrivano alla fine del mese: nel nostro Paese sono tre milioni, l’11,7% del totale e molto sopra la media Europea. Per noi del MoVimento 5 Stelle invece il lavoro deve sempre garantire dignità e sicurezza: basta attese, il Parlamento approvi il salario minimo legale».

C’è però anche una peculiarità veneta, spiega Baldin. «Che sui livelli retributivi il Veneto sia indietro rispetto ad altre Regioni è un dato di fatto», commenta la consigliera regionale citando lo studio della Fondazione Corazzin pubblicato a luglio dalla Cisl del Veneto. «Secondo quell’analisi, il Veneto è addirittura a metà classifica con una retribuzione media equivalente (il dato che si utilizza per confrontare regioni diverse) pari a 33.166 euro, inferiore alla media nazionale di 33.790 e lontanissimo dalla Lombardia a 39.413 euro e Emilia Romagna a 35.43 euro», ricorda Baldin.

«A farne le spese sono soprattutto donne e giovani. Non è un caso se ogni anno il Veneto perde 10 mila ragazzi che scelgono di trasferirsi in altre regioni o di emigrare all’estero, dove trovano stipendi e condizioni di lavoro migliori. Con un gender pay gap del 32%, poi, che senso ha parlare di politiche a sostegno della famiglia e della natalità senza affrontare la questione salariale? Il salario minimo porterebbe un vantaggio oggettivo alle lavoratrici della nostra regione, spingendo verso l’alto tutte le retribuzioni: il voto di oggi è frutto di una scelta miope, di una visione ideologica e rappresenta un errore storico», conclude la consigliera regionale.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

Tags : salario minimo
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