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TRENI. BALDIN (M5S) REPLICA A DE BERTI: PROBLEMA TPL NON SI RISOLVE CON COLPO DI SPUGNA SUL DROPLET, E CHI CONTROLLA SE TUTTI AVRANNO LE MASCHERINE?

treni_stazione_santalucia_nuovavenezia_03.05.2020

“La ripicca scomposta dell’assessore al mio comunicato di ieri, a parte il limitarsi a una frettolosa lettura del titolo o poco più, non colpisce me, ma la lingua italiana. L’invito a gestire il caos del trasporto pubblico con lo stesso piglio e intraprendenza con cui si è affrontato il fronte delle terapie intensive era un’ovvia similitudine. Ma comprendo il nervosismo della Giunta .” In una nota Erika Baldin, consigliera regionale veneta del Movimento 5 Stelle, ritorna sui disservizi dei treni, replicando all’assessore ai Trasporti De Berti sull’organizzazione futura di un Tpl che dovrà convivere con il Covid.

“La questione – dice Baldin – è che in questa partita il Veneto è in ritardo. Il fatto di essere in buona compagnia (di altre regioni) non consola. Con la nostra fame di turismo, non possiamo permetteci di far arrivare gli utenti in stazione e poi lasciarli a terra perché scoprono che il convoglio ha esaurito i posti.
Ho esortato, ieri, a rinnovare profondamente l’intero ecosistema del trasporto pubblico locale con l’organizzazione integrata di orari e flussi, una comunicazione capillare, digitale e in tempo reale, unita con un meccanismo efficiente di prenotazione e di informazione sulla capienza dei mezzi a livello regionale, non diviso per ogni azienda. Altrimenti a settembre, con la ripresa delle scuole, il problema ci scoppierà in mano.
A giudicare dalle sue dichiarazioni più recenti, l’assessore De Berti è del mio stesso avviso su entrambi questi concetti. Ne prendo atto, sperando lei faccia altrettanto.”

“Se la soluzione al problema del Tpl che convive con il Covid è quella di buttare alle ortiche il distanziamento di un metro, mi permetto qualche osservazione. E mi scusino Zaia&De Berti se non batto in ritirata dopo i loro rimbrotti. Il pensiero unico ancora non mi appartiene.
Ammainare la bandiera del droplet, dopo che è stata la guida per tutta la fase di uscita dalla quarantena – chiosa Baldin- deve essere un provvedimento validato e giustificato dagli scienziati. Altrimenti diventa la frettolosa e rischiosa via di scampo al problema dell’affollamento sui mezzi pubblici, che somiglia molto a quando vengono alzati per legge i limiti di sostanze nocive tollerate nell’aria e nell’acqua, solo perché non si riesce a ridurre l’inquinamento. Se un metro di distanza tra gli utenti era indispensabile e salva-vita fino a ieri, non può diventare superfluo domani solo perché siamo senza treni.”

“E poi chiedo – conclude Baldin – chi controllerà se i viaggiatori avranno tutti le mascherine quando salgono sui convogli? Il personale viaggiante di Trenitalia, come e quando? Chiediamo una mano ai carabinieri in pensione oppure riesumiamo i volontari civici? E che si fa se qualcuno non le ha? Lo facciamo scendere alla prima fermata?
Il problema del Tpl è e sarà enorme, richiedendo l’aiuto di tutti (anche delle opposizioni) e con tempistiche non brevi. Annunciare di risolverlo con un colpo di spugna è come mettere la testa sotto la sabbia e sperare che la tempesta passi innocua.” (Avviso bonario per l’assessore ai trasporti: anche questa è una similitudine).

Martedì 2 giugno 2020

(L’immagine, che mostra la ressa alla stazione di Venezia Santa Lucia, è tratta da La Nuova Venezia, che ringraziamo)


AGGIORNAMENTO. Ecco qui sotto il rilievo delle mie dichiarazioni sui mass media, come puoi vedere anche nella pagina della rassegna stampa.

Tags : Trasporto pubblicotreniVeneto
erika baldin

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