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L’OMBRA DELLE FATTURE FALSE SUI LAVORI ALL’ARENA DI VERONA: LA REGIONE HA ACCESO UN FARO DOPO LA MIA INTERROGAZIONE, ORA IL VENETO SIA PARTE CIVILE NEGLI EVENTUALI PROCEDIMENTI

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Venezia, 24 gennaio 2023 – «La Regione del Veneto e la Fondazione Arena di Verona siano parte civile nei processi che potrebbero scaturire dall’inchiesta sulle fatture false nei lavori effettuati in Arena. Occorre mantenere alta la guardia nei confronti della criminalità organizzata e tutelare l’immagine dell’Arena, un’istituzione culturale riconosciuta a livello internazionale. E il modo migliore per tutelarla è garantire la massima trasparenza». Torna a ripeterlo Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale del Veneto, che nella giornata di oggi ha discusso l’interrogazione presentata lo scorso 19 ottobre a ridosso degli arresti effettuati dalla Direzione Investigativa Antimafia e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Verona coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia in relazione all’emissione di fatture false e pagamenti “gonfiati” effettuati dalla Fondazione Arena di Verona.

«Subito dopo i fatti di ottobre, citati dalla stampa, sono intervenuta per chiedere trasparenza. Ho detto fin da subito che serviva un’inchiesta interna per accertare i fatti, considerato che la Regione è socia della Fondazione Arena e nel 2021 contribuiva al bilancio dell’ente con la somma di 750 mila euro», ricorda Baldin e aggiunge: «ho fatto solo il mio dovere da consigliera regionale e lo dimostra il fatto che la direzione regionale competente si sia attivata dopo la mia interrogazione, richiedendo una specifica relazione alla Fondazione». «Il 16 novembre il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un mio ordine del giorno che impegnava la Giunta Zaia a porre in essere tutte le azioni necessarie a tutela dell’indagine della Regione e della Fondazione, compresa la costituzione di parte civile», conclude la consigliera regionale.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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Comunicati stampa

MINACCE A LEGGE 194 E AUTODETERMINAZIONE DELLA DONNA, LA REGIONE GARANTISCA OVUNQUE IL DIRITTO ALL’ABORTO

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Venezia, 19 gennaio 2023 – Giù le mani dalla legge 194 e dall’autodeterminazione della donna. A ribadirlo è Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che commenta così il disegno di legge presentato al Senato da Fratelli d’Italia lo scorso 13 gennaio, vocato a modificare l’articolo 1 del Codice Civile anticipando al soggetto nascituro (anziché alla neonata e al neonato) l’acquisizione della capacità giuridica: «Si tratta dell’ennesimo attacco che la destra sferra contro i diritti acquisiti, con l’intenzione di colpevolizzare le donne, condizionando la loro libera scelta di portare avanti o meno una gravidanza».


Nei mesi precedenti, infatti, anche la Lega e Forza Italia avevano incardinato provvedimenti analoghi: «Se già il feto diventa soggetto di diritto -osserva la consigliera- la sua soppressione verrebbe trattata alla stregua di un omicidio. Sono tutti ostacoli di matrice ideologica all’esercizio di un diritto costato la vita e la salute a molte donne nel secondo dopoguerra. E ancora un passo indietro verso i secoli bui, quando una ragazza non poteva lavorare ed era meglio se smetteva presto di studiare per affermarsi: non occorre andare in Iran per riscontrare simili mostruosità in epoca attuale».

Oltre che dagli ostacoli di diritto, Baldin è preoccupata da quelli di fatto: «Il Veneto ha il 66,6% di medici obiettori, il 2% in più della media nazionale. L’obiezione di coscienza rientra nei diritti del singolo operatore, ma non può tradursi in un disservizio o nella negazione di un diritto: sta all’ULSS organizzare i reparti in modo tale da garantire un presidio costante. Invece, secondo una recente relazione ministeriale, il 15% circa dei reparti di Ginecologia e Ostetricia della regione non pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. Non possiamo più accettarlo: essa dev’essere garantita in ogni struttura, pubblica e privata convenzionata, lungo tutto il territorio regionale».

Lo scorso ottobre la VI commissione Sanità aveva bocciato l’adozione, promossa dalla stessa esponente del M5S, di un nuovo parametro per valutare i direttori generali delle ULSS; ovvero l’effettiva erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, secondo l’articolo 9 comma 4 della legge 194/78: «Avevo suggerito -conclude Erika Baldin- di prevedere una valutazione negativa, che avesse poi ripercussioni nella premialità corrisposta annualmente ai manager della sanità. Ove approvata, le ULSS sarebbero state incentivate a organizzare i reparti in modo tale che il diritto sia garantito omogeneamente in tutto il territorio regionale, senza che la presenza del personale obiettore limiti l’offerta sanitaria. E la Regione sarebbe stata impegnata a controllare e garantire quest’attuazione anche attraverso la mobilità del personale. Ma la maggioranza di destra, affine a quella che regge il governo nazionale, preferisce continuare a scaricare sopra le sole spalle delle donne tutto il disagio di una scelta difficile».

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