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VI RICORDATE QUANDO ZAIA VOLEVA UNA “DESTRA INCLUSIVA”? OGGI LA SUA MAGGIORANZA È OSCURANTISTA E OFFENDE ANCORA LA COMUNITÀ LGBTQI+

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Venezia, 12 gennaio 2023 – «Il presidente Zaia prenda le distanze da quanto dichiarato nell’Aula del Consiglio regionale durante il dibattito sulla mozione “Veneto Pride” da alcuni consiglieri della sua maggioranza, in particolare dall’esponente di FdI Joe Formaggio». Lo chiede in un’interrogazione a risposta immediata la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo a Palazzo Ferro Fini del MoVimento 5 Stelle e prima firmataria della mozione “Veneto Pride” che proponeva di dare sostegno alle manifestazioni dell’orgoglio Lgbtqi+ nelle città venete con la partecipazione ufficiale della Regione.

«Lo stesso Zaia che nei mesi scorsi invocava un centrodestra “più inclusivo e attento ai cambiamenti” e definiva l’omofobia una malattia, oggi tace dopo lo show vergognoso avvenuto martedì scorso in Consiglio regionale. Un silenzio inaccettabile, che nasconde tutte le contraddizioni di Zaia: inclusivo a parole, si trova a guidare una maggioranza oscurantista», sottolinea Baldin.

«Ho presentato un’interrogazione perché credo che Zaia, in qualità di presidente della Giunta regionale, abbia il dovere di esprimersi e prendere le distanze da quelle affermazioni offensive nei confronti della comunità Lgbtqi+. Non si volti dall’altra parte, eviti un silenzio ipocrita! Spero anzi che il Presidente, prima o poi, abbia il coraggio di essere conseguente alle proprie parole e decida di partecipare a un corteo del Pride: servirebbe di lezione a chi ha proposto, con sarcasmo, di vestire gli assessori della Giunta da drag queen».

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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Comunicati stampa

SODDISFAZIONE PER L’ACCORDO SINDACALE ALL’HOTEL BAUER DI VENEZIA. ORA RISOLVERE LE ALTRE CRISI, COME ALLA KOINÉ DI MARTELLAGO

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Venezia, 10 gennaio 2023 – La capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, Erika Baldin, esprime soddisfazione per il positivo sviluppo della vertenza Bauer. Lo storico albergo veneziano, in fase di ristrutturazione e destinato a riaprire solo nel 2025, si è impegnato con i sindacati alla riassunzione dell’intero personale (circa 200 lavoratrici e lavoratori, 90 dei quali a tempo indeterminato), salvo coloro che avranno scelto altre strade: l’accordo è stato firmato ieri, e sarà esplicitato nei dettagli il prossimo 17 gennaio.

«Fin dall’inizio -ricorda la consigliera- sono stata al fianco delle maestranze e dei loro rappresentanti al tavolo delle trattative, attraverso un’interrogazione alla Giunta regionale e un ordine del giorno che ho presentato in sede di bilancio, purtroppo bocciato dalla maggioranza». Il licenziamento collettivo prelude a un periodo di cassa integrazione pari a 24 mesi -il massimo consentito- che all’80% sarà a carico dello Stato: le lavoratrici e i lavoratori percepiranno 1300 euro al mese, fino al reintegro quando la struttura riaprirà i battenti sotto l’insegna internazionale Rosewood.

«Ma non bisogna abbassare la guardia -continua Baldin- dal momento che le crisi aziendali in corso sono molte. Ad esempio quella per l’applicazione del secondo livello contrattuale alla Koiné di Martellago, che vede le operatrici e gli operatori del call center in lotta per rivendicare i dovuti aumenti salariali».

L’esponente del M5S ha anche indirizzato un proprio intervento al congresso metropolitano della CGIL, in corso al Laguna Palace di Mestre: «Fiera di aver ricevuto l’invito, in questi anni le battaglie per la difesa dei posti di lavoro e per l’applicazione dei contratti ci hanno visti dalla stessa parte. In Consiglio ho portato ad esempio la voce delle persone infortunate nei luoghi di lavoro, per le quali continuo a chiedere alla giunta Zaia di aumentare le dotazioni degli SPISAL.

Queste vertenze -conclude Erika Baldin- sono la testimonianza di quanto sia necessario oggi di un sindacato radicato nella coscienza delle lavoratrici e dei lavoratori, che sia dinamico e vocato verso le giovani generazioni, in grado di intercettare le situazioni di margine nella giungla dei contratti e delle nuove forme d’impiego. Il fine è migliorare le condizioni di vita di chi sta peggio, supplendo al blocco dell’ascensore sociale che la politica e le istituzioni da troppo tempo danno per scontato».

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