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BRUGNARO HA FALLITO A VENEZIA COME A MESTRE. È ORA DI ORGANIZZARE L’ALTERNATIVA

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Venezia, 13 ottobre 2023 – Il delicato equilibrio tra Venezia e la terraferma trascende ormai il singolo tema o il mero caso di cronaca. Tutti i dossier aperti imputano alla giunta di Luigi Brugnaro, in carica dal 2015, l’accusa di fallimento: se n’era accorta anche l’UNESCO, che stava per derubricare la protezione della laguna allo stato di pericolo. 

Il processo di spopolamento della città d’acqua, a vantaggio delle locazioni turistiche brevi, non viene combattuto tramite una seria politica per la residenza che abbatta i canoni, consentendo l’insediamento di giovani coppie locali e la permanenza di studentesse e studenti dopo la laurea. Il ticket d’ingresso, osteggiato dalla popolazione che non sente di abitare un museo, è una medicina palliativa; senza considerarne le criticità costituzionali, dove prevede una sorta di “delazione” per chi ospita i propri conoscenti. Allo stesso modo, pretendere la corresponsione di un balzello ad hoc per chi vola dall’aeroporto Marco Polo ha già significato la fuga delle compagnie aeree low cost, penalizzando turiste e turisti meno abbienti. 



Trasporto pubblico e mobilità viaria sono gli aspetti principali di questa crisi: le mancate assunzioni di ACTV implicano turni stressanti per lavoratrici e lavoratori, con difficoltà maggiori per chi abita le isole. Il ritorno delle grandi navi da crociera nel 2027 comporterà inoltre lo scavo del canale Vittorio Emanuele, con ulteriore dissesto del fragile ecosistema lagunare, in luogo di preferibili soluzioni offshore. Nei canali intanto il moto ondoso prodotto dalle imbarcazioni a motore mette a rischio di incidenti la praticabilità delle attività tradizionali legate alla voga: ne è stata emblema la protesta dei gondolieri alla scorsa Regata Storica. 



Sono tutti sintomi di continue mancanze di rispetto alla venezianità insulare da parte del primo cittadino, da lui definita in contrapposizione a ciò che sta di là del ponte («la città vera, dove vive la gente»): ma il fallimento globale dell’epoca fucsia a Venezia non è bilanciato dalla felicità della terraferma, che anzi perde egualmente residenti. Mentre si cercano i fondi per realizzare il “bosco dello sport”, via Piave e le strade circostanti sono in balìa di quotidiane insicurezze: attorno alla stazione urgono progetti di inclusione sociale e rigenerazione urbanistica, chiesti dai comitati alla Giunta fantasma.

Io stessa avevo presentato un emendamento alla Legge di Stabilità regionale, volto a ottenere un milione per affiancare tali interventi alla necessaria repressione dei crimini. Ma la maggioranza veneta di centrodestra, dello stesso colore dell’esecutivo comunale, lo aveva bocciato. 


Così come il governo Meloni non rifinanzia la Legge Speciale per Venezia, strumento necessario alla soluzione di molte questioni: Brugnaro l’autocrato non sa ottenere dal governo amico manco l’indispensabile.

Perciò, in risposta a questa serie di impressionanti fallimenti amministrativi, è ora di organizzare l’alternativa.



La città ha bisogno di una svolta diametrale: Brugnaro non sarà il futuro, le elezioni del 2025 possono segnare la fine dei suoi progetti. Il MoVimento 5 Stelle intende costruire subito una credibile candidatura di governo, assieme alle opposizioni progressiste e alle solide realtà civiche da anni impegnate nella cosa pubblica: non c’è più tempo da perdere, altrimenti la disperata invocazione del professor Settis (“Se Venezia muore”) rischia di diventare presto realtà.
Tags : Brugnaropolitica
erika baldin

The author erika baldin

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