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IL 25 NOVEMBRE DEVE RICORDARE A TUTTI L’IMPEGNO NECESSARIO CONTRO VIOLENZE E DISPARITÀ SISTEMICHE

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Venezia, 25 novembre 2024 – La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne venne istituita per ricordare che la lotta contro ogni forma di violenza di genere è una priorità globale. Le istituzioni e la politica hanno il dovere morale e civico di mantenere viva l’attenzione su questo tema e di attuare politiche concrete per prevenire e combattere la violenza contro le donne in tutte le sue forme.

Un segnale positivo emerge dai dati: sono sempre di più le donne che trovano la forza di denunciare le violenze subite, tuttavia, non tutte hanno la fortuna di vivere in un contesto familiare e sociale che le supporti o di sentirsi abbastanza sicure per farsi avanti. Troppe donne restano intrappolate nel silenzio, vittime non solo di violenza fisica e psicologica, ma anche di un sistema che spesso fatica a garantire protezione e giustizia.

Nel giorno in cui il PM avanza la richiesta della massima pena per l’assassino di Giulia Cecchettin, è bene ricordare che lo Stato deve garantire il diritto alla protezione, ma deve essere in prima linea per smantellare le strutture patriarcali che attanagliano la società.

La violenza di genere non è solo fisica, ma anche sistemica. Le disparità salariali e la discriminazione sul lavoro rappresentano una forma sottile, ma altrettanto dannosa, di violenza contro le donne. È inaccettabile che nel 2024 le donne continuino a guadagnare meno degli uomini a parità di ruolo e competenze. Questo perpetua disuguaglianze e limita le opportunità di emancipazione economica e sociale. È altrettanto evidente che, nonostante la retorica del cambiamento, nemmeno ai livelli apicali il numero delle donne dirigenti d’impresa lontanamente si avvicina a quello maschile: in Veneto, ad esempio, sono sedici su cento.

Ma soprattutto, la carenza di asili nido pubblici (27 posti ogni 100 bambini in Veneto, 26 nel Veneziano a fronte di una media europea attestata a 33) offre poche alternative alle coppie che decidono di procreare: per questo motivo, ho sollevato una mozione in seno al Consiglio regionale, la cui approvazione impegnerebbe la Giunta a rivedere la propria programmazione e aumentare le risorse a bilancio da destinare a questo aspetto decisivo.

Ma anche coloro le quali, per inalienabile scelta personale, non desiderano portare avanti una gravidanza, in Veneto trovano più difficoltà che non altrove: l’obiezione di coscienza, infatti, da diritto sancito per legge è diventato espediente per rendere impraticabile l’aborto in tutte le strutture ospedaliere, dove non di rado alcune associazioni “pro vita” agiscono sulla psiche delle giovani donne intenzionate ad abortire, riducendo l’intera questione a mero riflesso economico.

Infine, per affrontare efficacemente queste sfide, è necessario un impegno concreto per rafforzare e sostenere i centri antiviolenza, pilastri fondamentali per il supporto alle vittime. Oggi, queste strutture operano con risorse drammaticamente insufficienti: in media, solo un euro per ogni donna che chiede aiuto. Un finanziamento così esiguo è indegno e deve essere incrementato con urgenza per garantire un’assistenza adeguata, sia sul piano psicologico che legale.

Denunciare non basta: serve un sistema di supporto solido. La prevenzione, l’educazione e il sostegno alle vittime devono essere priorità assolute. Solo così possiamo costruire una società dove ogni donna si senta libera di vivere senza paura e senza discriminazioni.

Lo dobbiamo a Giulia e a tutte le donne vittime di violenza ma anche a tutte quelle che subiscono queste disparità ogni giorno sulla loro pelle.

erika baldin

The author erika baldin

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