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CORONAVIRUS. BALDIN (M5S): ESPOSTO MEDICI, INTERROGAZIONE IN REGIONE SU MASCHERINE E TAMPONI

Coronavirus. Baldin (M5S): esposto medici, interrogazione in Regione su mascherine e tamponi

«Ho interrogato la Regione perché chiarisca, per quanto di sua competenza, le osservazioni contenute nell’esposto dei medici veneti. Dobbiamo sapere se, in questa guerra contro il Coronavirus, abbiamo mandato i nostri operatori sanitari in trincea con le armi adeguate oppure se, come e quando, le abbiano ritrovate spuntate.». Lo dice in una nota Erika Baldin, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, che prosegue: «Dopo l’esposto dell’ ANAAO-ASSOMED ai Nas e l’intervento della FIMMG, ho ritenuto opportuno depositare un atto ufficiale in Regione, anche alla luce dei decessi del personale sanitario che stiamo piangendo in questi giorni».

«Sono rimasta molto colpita dalle 18 pagine dell’esposto dei medici – osserva la consigliera M5S – ne ho estrapolato alcuni punti su cui i cittadini veneti meritano assoluta chiarezza. Nello specifico ho toccato tre questioni. Ho chiesto quanti Dpi erano stoccati nei magazzini regionali quando è stata emessa l’allerta nazionale sul Coronavirus, visto che i protocolli contro le epidemie prescrivevano adeguate scorte e le mascherine con filtro (Dpi tipo FFP2 e FFP3) sono cruciali per la protezione di medici, infermieri e addetti.».

«La Regione – interroga Baldin – si è accontentata delle mascherine chirurgiche (quelle senza filtri che non proteggono l’operatore) quando le norme sono cambiate oppure, con che tempi e modalità, ha cercato comunque di procacciare i Dpi facciali filtranti? Inoltre mi ha colpito la discrasia, citata nell’esposto, tra la disposizione regionale che prescrive di effettuare il tampone ogni 2 giorni sugli operatori sanitari asintomatici e le differenti modalità di alcune aziende ospedaliere, come Padova e Verona, che li farebbero ogni 5 o 7 giorni. Far passare una settimana di lavoro a un medico in corsia senza controllarlo mi pare una scelta che dovrebbe essere coordinata dall’alto. È una questione di laboratori oberati, di reagenti mancanti o di cosa? Perché non c’è una regia unica sulla tempistica dei controlli al personale?».

10 aprile 2020

NB: ECCO TESTO INTERROGAZIONE DEPOSITATA

EMERGENZA CORONAVIRUS: LA REGIONE CHIARISCA ALCUNI PUNTI SULLA GESTIONE DEI DPI E SULLA SICUREZZA DEGLI OPERATORI SANITARI

presentata il 10 aprile 2020 dalla Consigliera Baldin

PREMESSO CHE:

– anche il Veneto, come il resto d’Italia e del mondo, è in questi mesi alle prese con gli effetti terribili dell’emergenza sanitaria globale legata alla pandemia da Coronavirus (COVID-19);

– i servizi sanitari sono in prima linea in questa battaglia. Medici, infermieri, OSS, e tutti gli operatori del settore sono particolarmente esposti al rischio del contagio, stante invece l’assoluta necessità di preservarne la salute e l’efficienza operativa per la cura delle migliaia di ammalati giornalieri;

– al momento in cui la scrivente deposita quest’interrogazione, i medici morti per Coronavirus in Italia ha già superato quota cento;

– in questi giorni, sulla delicata questione della sicurezza per gli operatori sanitari, sono stati di rilievo gli interventi delle sezione venete della FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale) e dell’ANAAO-ASSOMED (Associazione sindacale Medici Dirigenti);

– la FIMMG, sugli organi di informazione, ha evidenziato come “(…) le contaminazioni dei medici di medicina generale sono il risultato della scarsa attenzione che numerose aziende sanitarie, tra cui Venezia primeggia insieme a Vicenza e Verona, hanno dedicato ai medici di famiglia e di continuità assistenziale”;

– l’ANAAO-ASSOMED, in data di ieri, ha depositato ai Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Padova un “Esposto – segnalazione in merito ai rischi connessi alla pandemia da SARS- CoV-2 per il personale sanitario che opera presso le strutture sanitarie della Regione Veneto”.

CONSIDERATO CHE:

– nelle 18 pagine dell’esposto si trovano molti dati e puntualizzazioni sulle carenze nelle disposizioni delle aziende sanitarie e nelle dotazioni di Dpi (Dispositivi di protezione individuale) che avrebbero dovuto essere messi a disposizione degli operatori sanitari ;

– dopo averlo esaminato, ho estrapolato alcune questioni cui ritengo sia necessario e doveroso trovare, da parte dei vertici della Regione Veneto, adeguata risposta;

– nello specifico:

a) Stoccaggio e approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali adeguati alla categoria di rischio biologico del SARS-CoV-2 (Dpi tipo fFFP2 e FFP3).

Alla data del 30 gennaio 2020 (allerta nazionale sul Coronavirus con delibera del Consiglio dei Ministri, con cui è stato dichiarato lo stato di emergenza sul territorio nazionale per sei mesi) quali erano i numeri dei Dpi a disposizione per gli ospedali veneti, stoccati nei magazzini regionali?

Dopo tale data, come si è mossa la Regione per approvvigionarsi di tali dispositivi, anche in relazione alla Dgr n. 323 del 2007 (citata a pg 8 dell’esposto ANAAO-ASSOMED) sul controllo dell’influenza pandemica in ambito ospedaliero, dove si “sottolineava la necessità di garantire stoccaggio e approvvigionamento dei Dpi per medici e personale sanitario”?;

b) Mascherine chirurgiche, cambio di programma.

Dopo la delibera del Consiglio dei Ministri con cui è stato dichiarato lo stato di emergenza per Coronavirus del 30 gennaio 2020, il Ministero della Salute raccomandava, per gli operatori sanitari, di usare solo dispositivi facciali FFP2 e FFP3 (cosiddette mascherine con il filtro), per trattare casi conclamati o sospetti di Coronavirus.

Invece con il D.L n. 18 del 17 marzo 2020 (forse anche vista la drammatica penuria di mascherine sul mercato internazionale e la loro assenza su quello nazionale), si sarebbe sancita la possibilità, per le Aziende sanitarie, di fare ricorso alle semplici mascherine chirurgiche in luogo delle FFP2 e FFP3 anche per curare pazienti Covid.

Essendo ormai risaputo che le mascherine chirurgiche (quelle senza filtri) non proteggono l’operatore, come si è comportata la Regione su questo punto specifico, per salvaguardare la salute di medici, infermieri e addetti sanitari? Si è anch’essa adeguata al “gioco terminologico” (come lo chiama l’esposto) battendo la via delle mascherine in tessuto oppure ha cercato (e come) di garantire comunque le facciali filtranti, e in che misura?

c) Sorveglianza del personale sanitario (punto 3.3 dell’esposto).

A tale riguardo, visto il gran numero di operatori sanitari contagiati dal virus, la Regione il 10 marzo 2020 ha stabilito l’obbligo di effettuare, ogni due giorni, il tampone naso-faringeo di controllo sui medici e sul personale sanitario asintomatico.

Ci si domanda se, come riportato nell’esposto, risponda al vero il fatto che alcune aziende sanitarie venete siano andate in ordine sparso, come l’Azienda ospedaliera di Padova, che lo dispone ogni cinque giorni, oppure quella di Verona, che lo dispone ogni sette giorni.

Perché su simili decisioni, determinanti per la salute degli operatori e per l’organizzazione del lavoro, non c’è stata un’unica regia regionale?

La sottoscritta Consigliera:

interroga la Giunta regionale perché chiarisca, per quanto di sua competenza, i punti sopracitati in ordine alle osservazioni dei medici veneti. Dobbiamo sapere se, in questa guerra contro il Coronavirus, abbiamo mandato i nostri operatori sanitari in trincea con le armi adeguate oppure se, come e quando, le abbiano ritrovate spuntate.

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Tags : Coronavirusmascherinemedici
erika baldin

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