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TAGLI DEL GOVERNO ALLA GRATUITÀ DI PROTESI, TUTORI E SCARPE ORTOPEDICHE: LE “TOPPE” DELLA REGIONE DICONO CHE LA FILIERA DELLA DESTRA NON FUNZIONA

Venezia, 30 luglio 2025 – La filiera del centrodestra fa acqua da tutte le parti. Un ulteriore esempio arriva dai drastici tagli che il governo Meloni, lo scorso novembre, ha applicato alle protesi, ai tutori e agli ausili elettromeccanici (carrozzine) in dotazione alle persone con disabilità: «Il nuovo Nomenclatore -osserva Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- si era “perso per strada” alcuni codici identificativi delle prestazioni da mantenere gratuite. Con l’effetto, per le persone coinvolte, di doverle pagare integralmente. E spesso non si tratta di cifre sostenibili».

La consigliera aveva dunque depositato un’interrogazione alla giunta Zaia, al fine di conoscere se esista (e con quali risorse) un piano per sopperire agli effetti di tali scellerate decisioni: «Questa mattina in aula la Regione ha risposto che, dall’entrata in vigore del decreto ministeriale il quale definisce le tariffe massime per tali ausili, l’esecutivo veneto ha incaricato le ULSS di attivare le procedure di acquisto, al fine di garantirne l’erogazione. Ma, considerando la complessità della materia, la competente Direzione regionale ha poi formulato ulteriori precisazioni riguardo l’interpretazione della norma statale».

In buona sostanza, le ULSS devono garantire alle persone aventi diritto non solo le protesi e i tutori, ma anche tutte le prestazioni di adattamento e di personalizzazione, nonché la manutenzione e la sostituzione delle batterie: «Attraverso queste specificazioni -commenta Baldin- in pratica la Regione smentisce ciò che aveva diramato il governo, tanto più che palazzo Balbi ritiene necessario valutare approfonditamente i codici delle singole prestazioni di assistenza protesica, le quali “ad un primo esame” parrebbero non più incluse nel Nomenclatore, quando invece potrebbero essere state riclassificate in altre parti del Nomenclatore stesso».

Nella sua replica, l’esponente del M5S cita anche il caso, emerso successivamente alla presentazione dell’atto ispettivo, che riguarda scarpe ortopediche del valore di circa 400 euro, pure negate a un paziente (se non a proprie spese): «Sono cifre impossibili da fronteggiare, fruendo di minime pensioni di invalidità. Prendo atto che le Regioni amministrate dalla destra, come Liguria e Lombardia, hanno parimenti negato il diritto all’esenzione dalla spesa. Ma non sta né in cielo né in terra: nemmeno un’interrogazione parlamentare del MoVimento ha sortito effetti soddisfacenti. Per questo dico che la filiera fa acqua, se nemmeno la maggioranza che regge le sorti del Veneto riesce a farsi portavoce di istanze sacrosante con il Consiglio dei Ministri».

Insomma, il caos generato dal nuovo Nomenclatore tariffario, entrato in vigore lo scorso gennaio, continua a produrre danni: «Privare una persona con disabilità dello strumento che le permette di muoversi – conclude Erika Baldin – significa condannarla all’isolamento forzato, alla perdita del lavoro, della socialità, della dignità stessa. È evidente che il problema è nazionale, e porta il marchio del governo Meloni. E al di là delle nuove riunioni convocate per ulteriori aggiornamenti interpretativi, e delle sedute della Conferenza delle Regioni (destinate a formulare istanze da portare ai tavoli romani), sta di fatto che la Regione del Veneto deve contraddire il Ministero per poter garantire supporti gratuiti e pubblici a chi già vive seri problemi». 

erika baldin: