Venezia, 14 luglio 2025 – Dopo San Donà, Favaro Veneto. Le indagini in corso attorno alla casa di riposo Anni Azzurri, nell’immediato hinterland veneziano, dove almeno due dipendenti sono accusati di aver maltrattato alcuni ospiti, aprono un nuovo squarcio nel sistema regionale delle residenze sociali destinate alle persone anziane: «I fatti emersi nella seduta della III Commissione consiliare del Comune di Venezia il 17 giugno scorso -rileva Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- se confermati sarebbero di una gravità assoluta, non solo ovviamente per le modalità di trattamento di persone fragili e non autosufficienti, ma anche per la recidiva nel tempo».
La consigliera pertanto ha deciso di interrogare la Giunta veneta, responsabile degli accreditamenti e delle politiche assistenziali, al fine di conoscere se intenda aumentare il controllo tecnico riguardo le condizioni delle persone ospitate nelle case di riposo, ed evitare che il servizio venga esercitato con comportamenti illeciti, o (peggio) da strutture improvvisate, incapaci di offrire la continuità di standard qualitativi adeguati: «Già quanto accaduto a San Donà, e confermato dalle sentenze -osserva Baldin- non può essere accettato, figurarsi il ripetersi di simili episodi. Non sarebbe male se, come accaduto nel Veneto orientale, anche qui la Regione si costituisse parte civile».
Fondamentale sarebbe garantire ai parenti delle persone ricoverate un maggior margine di conoscenza e di intervento: «A quanto risulta -prosegue l’esponente del M5S- traspare la totale assenza di informazioni fornite al comitato dei familiari, circa il numero e l’identità delle operatrici e degli operatori in servizio alla residenza Anni Azzurri, pur non essendo alle dirette dipendenze della stessa. Ma è un andazzo diffuso in troppe strutture pubbliche e private nell’area metropolitana di Venezia, dove ad esempio non sono ammesse visite a sorpresa».
In materia, da oltre due anni giace in V Commissione un disegno di legge regionale depositato dalla stessa Erika Baldin, che mira appunto ad allargare i poteri di visita dei comitati rappresentativi per monitorare le condizioni di vita all’interno delle residenze, nel rispetto della privacy e dei diritti di chi vi lavora rispettando l’etica professionale: «Spero possa essere escusso entro la legislatura che sta per terminare. Io stessa sono stata più volte in visita a queste strutture, anche nei giorni scorsi, esercitando le prerogative di controllo che derivano dalla carica», conclude Erika Baldin.
La consigliera pertanto ha deciso di interrogare la Giunta veneta, responsabile degli accreditamenti e delle politiche assistenziali, al fine di conoscere se intenda aumentare il controllo tecnico riguardo le condizioni delle persone ospitate nelle case di riposo, ed evitare che il servizio venga esercitato con comportamenti illeciti, o (peggio) da strutture improvvisate, incapaci di offrire la continuità di standard qualitativi adeguati: «Già quanto accaduto a San Donà, e confermato dalle sentenze -osserva Baldin- non può essere accettato, figurarsi il ripetersi di simili episodi. Non sarebbe male se, come accaduto nel Veneto orientale, anche qui la Regione si costituisse parte civile».
Fondamentale sarebbe garantire ai parenti delle persone ricoverate un maggior margine di conoscenza e di intervento: «A quanto risulta -prosegue l’esponente del M5S- traspare la totale assenza di informazioni fornite al comitato dei familiari, circa il numero e l’identità delle operatrici e degli operatori in servizio alla residenza Anni Azzurri, pur non essendo alle dirette dipendenze della stessa. Ma è un andazzo diffuso in troppe strutture pubbliche e private nell’area metropolitana di Venezia, dove ad esempio non sono ammesse visite a sorpresa».
In materia, da oltre due anni giace in V Commissione un disegno di legge regionale depositato dalla stessa Erika Baldin, che mira appunto ad allargare i poteri di visita dei comitati rappresentativi per monitorare le condizioni di vita all’interno delle residenze, nel rispetto della privacy e dei diritti di chi vi lavora rispettando l’etica professionale: «Spero possa essere escusso entro la legislatura che sta per terminare. Io stessa sono stata più volte in visita a queste strutture, anche nei giorni scorsi, esercitando le prerogative di controllo che derivano dalla carica», conclude Erika Baldin.
Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale