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Comunicati stampa

COMPENSI PER LE CONSULENZE LEGALI, AZIENDA ZERO NON RISPONDE AL MIO ACCESSO AGLI ATTI

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Venezia, 2 marzo 2023 – «In data 16 febbraio ho inoltrato ad Azienda Zero una richiesta di accesso agli atti chiedendo di sapere a quanto ammontino le somme recuperate dall’avv. Fabio Pinelli e, di conseguenza, i compensi a lui corrisposti nell’attività di recupero crediti che gli venne affidata da una delibera del direttore generale di Azienda Zero del 30 marzo 2020. Si tratta di un incarico di consulenza legale affidato da Azienda Zero al professionista in questione, all’epoca avvocato del foro di Padova e ora Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Su quell’incarico, peraltro, la procura di Padova ha indagato e successivamente archiviato Pinelli, trasmettendo le carte all’Ordine degli avvocati per eventuali valutazioni disciplinari relative a una possibile violazione del codice deontologico riferita alla natura percentuale del compenso. Sulla vicenda degli incarichi legali conferiti a professionisti esterni da parte di Azienda Zero è stato scritto molto e io stessa, il 3 febbraio scorso, ho depositato un’interrogazione ancora in attesa di risposta». Così la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle, a margine della commissione Sanità durante la quale è intervenuta sull’ordine dei lavori per un richiamo al regolamento.

 

«La risposta alla richiesta di accesso agli atti che ho ricevuto pochi giorni fa, il 27 febbraio, ha dell’incredibile: il dg di Azienda Zero scrive che “le informazioni richieste – relative sia alle somme recuperate, sia all’ammontare e al dettaglio dei compensi eventualmente pagati – non sono note alla scrivente Azienda” in quanto a seguito della delibera richiamata “le singole Aziende SSR hanno valutato il conferimento di autonomi incarichi professionali per il recupero delle addizionali provinciali alle accise», prosegue Baldin.

 

«Questa risposta è inaccettabile, perché lede le prerogative del consigliere regionale in materia di accesso agli atti. C’è una questione di trasparenza grande come una casa. Ho chiesto quindi alla Presidente della commissione Sanità di far risalire all’assessora Lanzarin quanto avvenuto, che ritengo gravissimo. Pretendo che si solleciti una risposta da parte di Azienda Zero, eventualmente acquisendo le informazioni dalle Ulss se necessario. Per questo oggi in commissione Sanità ho chiesto alla Presidente Brescacin di attivarsi per far sì che vengano rispettati i diritti di tutti i consiglieri regionali nello svolgimento delle loro funzioni. Ora sarà mia cura trasmettere il testo della richiesta di accesso agli atti e della risposta di Azienda Zero all’assessora Lanzarin per le sue valutazioni. In qualità di componente dell’Ufficio di presidenza, farò risalire la questione anche al Presidente Ciambetti», conclude la consigliera regionale.

 

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Comunicati stampa

LA REGIONE IMPUGNI LA LEGGE STATALE DI BILANCIO CHE TAGLIA I PLESSI SCOLASTICI: L’AUTONOMIA NON SI DIFENDE A PAROLE

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Venezia, 21 febbraio 2023 – Un passo ufficiale contro il ridimensionamento degli istituti scolastici. Lo chiede Erika Baldin alla Giunta regionale del Veneto: la capogruppo del MoVimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini ha infatti depositato un’interrogazione a risposta scritta, affinché anche l’esecutivo guidato da Luca Zaia si esprima se impugnare davanti alla Corte Costituzionale la nuova disciplina di riorganizzazione contenuta nell’ultima legge di bilancio (197/22), là dove taglia il numero dei dirigenti scolastici e di conseguenza, a cascata, impone la riduzione del numero dei plessi.  

Analoga decisione di ricorrere era già stata deliberata, negli scorsi giorni, dalle Giunte regionali della Campania, della Toscana, della Puglia e ora dall’Emilia-Romagna: «Sollevare il conflitto dinanzi alla Consulta -osserva la consigliera- significherebbe accertare se il provvedimento governativo, legiferando in via esclusiva, lede le competenze regionali riguardo l’istruzione e l’autonomia scolastica, che sono materie di legislazione concorrente ex comma 3 dell’articolo 117 della Costituzione.

Se il Veneto non vuole l’autonomia solo a parole, è il momento per dimostrarsi autenticamente federalisti e non lasciare che sia il governo centrale a decidere quante scuole venete debbano chiudere i battenti e accorparsi. Questo aspetto della legge di stabilità vìola le prerogative di autodeterminazione sancite dalla Carta in capo a ogni singolo territorio regionale: tacere significa non fare gli interessi delle studentesse e degli studenti veneti, costretti a frequentare classi di differenti età e preparazione, con tanti saluti ai propositi di eccellenza e attrattività del sistema educativo stesso».

Baldin ricorda che il riflesso principale della recente norma consiste nella chiusura quasi automatica delle sedi che non riescono a coinvolgere un numero sufficiente, seppur variabile, di allieve e allievi: «Vediamo già gli effetti nella costituzione delle prime classi, specie per le scuole primarie e segnatamente nelle zone periferiche, che la destra vorrebbe abbandonare a se stesse e allo spopolamento. Pegolotte, Boscochiaro, Caltana, Veternigo, Stigliano, Oriago, la stessa Giudecca sono toponimi che magari alla Meloni non dicono niente, ma ci vivono persone, bambine e bambini, ragazze e ragazzi che hanno gli stessi diritti di chi abita nei capoluoghi. E ai quali va garantita la capillarità e la varietà dell’offerta formativa, di modo che andare a scuola non serva solo a favorire la produzione industriale».

Il piano promosso dall’esecutivo in carica prevede che la cifra di studenti da assegnare a ciascun istituto passi dalle attuali 600 a 900 unità: «Ridurre il numero dei dirigenti -continua l’esponente del M5S- comporta il fatto che una direzione scolastica così come pensata ora non può reggere troppe sedi differenti e lontane tra loro. Pertanto, come paventano anche i sindacati, risulta inevitabile la chiusura di molti istituti, come sta accadendo in tante parti d’Italia». E a farne le spese sono i nuclei che risiedono in località marginali e nelle aree interne, già colpite dalla denatalità e sotto la scure della perdita di ulteriori servizi essenziali, come la scuola dell’obbligo e i presìdi sanitari di prossimità: per non parlare dell’indotto, ad esempio cartolerie e copisterie.

«Senza scolarizzazione -conclude Erika Baldin- le frazioni semplicemente smettono di essere abitate, poiché i genitori scelgono di spostarsi, anziché attendere trasporti che vengono continuamente tagliati. Certo è difficile pensare di mettere al mondo neonate e neonati se le condizioni di welfare, di mobilità, di assistenza e di reddito sono quelle attuali, anche nel Veneto presunto benestante, dopo anni di tagli e politiche estrattive. Mancanza del tempo pieno, iniziative extracurricolari e doposcuola, docenti precari non sono gli unici motivi della situazione: adesso la giunta Zaia ha un motivo in più per farsi sentire, difendere la sua stessa legge n.8/2017 e spezzare questa spirale».

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