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Comunicati stampa

DISTRUTTA UNA PARTE DELL’ANTICO MURAZZO DI SOTTOMARINA DURANTE OPERE PUBBLICHE. INTERROGO LA REGIONE SE SIA A CONOSCENZA DELLO SCEMPIO AI DANNI DI MONUMENTI STORICI

MURAZZI

Venezia, 23 settembre 2024 – Un altro pezzo del Murazzo storico di Sottomarina che se ne va. E stavolta non per l’azione del tempo e degli agenti atmosferici, per quanto inquinati dal gas di scarico delle auto: «Sono stata allertata stamane da alcuni attivisti -spiega Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- di quanto stava accadendo nella parte vecchia della penisola sul mare.

Ovvero che il personale adibito alla posa di due tubi, presumibilmente adibiti all’erogazione del servizio elettrico, hanno frantumato una parte della struttura settecentesca, pensata dalla Repubblica Serenissima per proteggere l’abitato dalle mareggiate».

Nonostante segnalazioni e l’invio di posta certificata all’attenzione della Soprintendenza per i Beni Ambientali di Venezia, lo sfregio è stato compiuto: «C’è da chiedersi -prosegue la consigliera- se essa fosse a conoscenza del progetto, se lo ha in qualche modo autorizzato, e se dal Comune di Chioggia sia pervenuto il via libera alle opere così come sono state eseguite».

Intanto le forze dell’ordine hanno apposto i sigilli al cantiere, in attesa di perfezionare le indagini e le eventuali denunce. Baldin preannuncia il deposito di un’interrogazione rivolta al presidente veneto Zaia, per chiedere se la Regione fosse a conoscenza dei gravi fatti accaduti, anche dato il suo ruolo nella salvaguardia dei monumenti.

«È almeno la seconda volta in pochi anni -aggiunge l’esponente del M5S- che a Chioggia i lavori mal eseguiti, trascendenti i limiti della loro approvazione, rovinano per sempre aspetti dell’eredità dei secoli passati. Era già accaduto con la centenaria casa dei maestri cordai di fronte al cimitero di Borgo San Giovanni, abbattuta per far posto a una nuova costruzione residenziale, ora del tutto bloccata.

E poche settimane fa era giunta notizia della soppressione di un altro manufatto settecentesco in località Brondolo, presente anche nelle mappe napoleoniche, al fine di gettare nuove colate di cemento per ricavarne abitazioni.

Mi domando -conclude Erika Baldin- fino a quando le autorità locali continueranno ad abusare della pazienza della cittadinanza, che per fortuna stavolta ha tenuto gli occhi bene aperti ed è scesa in calle a protestare contro lo scempio in atto».

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Comunicati stampa

ACQUA PUBBLICA, IL 42% NON ARRIVA AI RUBINETTI VENETI. CHIEDO ALLA REGIONE COME INTENDE GARANTIRE L’EFFICIENZA DELLE TUBATURE E SMANTELLARE ALLACCI ABUSIVI

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Venezia, 11 settembre 2024 – Della quantità di acqua pubblica immessa in circolo dalle chiuse che servono il Veneto, ne va dispersa poco meno della metà prima di giungere ai rubinetti delle utenze. La situazione allarmante è stata rilevata tra la primavera e l’estate di quest’anno dal centro studi della CGIA di Mestre, il quale certifica che nel territorio regionale ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente solo 57.8, mentre gli altri 42.2 vanno dispersi lungo le tubature o diventano preda di allacciamenti abusivi.

A tale proposito, la capogruppo del MoVimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini, Erika Baldin, ha depositato un’interrogazione a risposta scritta, diretta alla giunta Zaia, per chiedere come intende intervenire al fine di contrastare il fenomeno: «Data la scarsità della risorsa, acuita dal cambiamento climatico e dalla siccità -esordisce la consigliera- la Regione dovrebbe preoccuparsi di garantire la piena efficienza delle tubature, smantellandone anche gli accessi non autorizzati».

La dispersione di acque potabili rappresenta infatti un ingente spreco ambientale, oltre che gravare nelle bollette della cittadinanza: «La situazione è particolarmente grave nelle montagne bellunesi-osserva Baldin- là dove essa raggiunge il 64.2%. Vuol dire che, a fronte di 678 litri d’acqua quotidianamente immessi per ogni abitante, 435 non arrivano al rubinetto. È peraltro la zona dove meno sono mancati episodi di dissesto idrogeologico, come frane, alluvioni, precipitazioni estreme, che testimoniano dell’importanza assoluta di preservare integralmente i bacini idrici».

Se è vero che l’acqua pubblica costituisce un diritto universale dell’umanità secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani, e la stessa ONU è intervenuta nel 2010 emanando una risoluzione che esplicita il carattere universale e fondamentale del diritto all’acqua, anche la popolazione italiana si era espressa un anno più tardi attraverso il referendum: «Abbiamo votato a stragrande maggioranza, cioè il 95.3% in Veneto e il 95.8% in Italia -ricorda l’esponente del M5S- per ribadire il carattere pubblico dell’erogazione idrica, a patto che però sia efficiente e funzionale alle esigenze umane».

Per far fronte alle criticità della rete veneta servirà un intervento nel bilancio: «Chiedo infatti alla Giunta -conclude Erika Baldin- di stanziare i fondi adeguati a garantire gli impegni previsti dalla legge regionale 17 del 2012, la quale prevede la Regione sostiene le aree caratterizzate da bassa densità abitativa ed elevati costi di servizio, allo scopo di favorire con il proprio contributo la realizzazione di strutture ed infrastrutture di approvvigionamento e accumulo di acqua».

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