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Comunicati stampa

NO ALLA CENTRALE NUCLEARE A MARGHERA: IRRICEVIBILE LA BOUTADE DI BRUNETTA, A DESTRA CONTRADDIZIONI

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Venezia, 19 ottobre 2024 – «Il lupo perde il pelo ma non il vizio». Commenta sarcastica Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, l’uscita che il neo Procuratore di San Marco, Renato Brunetta, ha effettuato riguardo l’ipotesi di una centrale nucleare a Porto Marghera: «Gli esponenti berlusconiani non si smentiscono mai -prosegue la consigliera- e dopo il ministro Pichetto Fratin, ora è il politico veneziano a dire che sì, il fabbisogno energetico del Paese può essere colmato erigendo un impianto di ultima generazione alle soglie della laguna. In fondo, sono gli stessi che spingono per trivellare il mare Adriatico alla ricerca di idrocarburi fossili, non mi aspetto alcunché di differente».

Nel ribadire la propria personale contrarietà alla soluzione nuclearista, Baldin ricorda come già nella seduta consiliare del 25 ottobre 2022, l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, non aveva escluso che l’energia nucleare possa avere un ruolo in futuro, nell’ambito di un piano energetico nazionale che preveda strutture di tal genere anche in Veneto. Allora addirittura si parlava anche di Chioggia, la mia città». Ora la nuova accelerazione, benedetta da numerosi esponenti del centrodestra veneziano, dall’assessore Venturini all’onorevole Speranzon: «Rammento a questi signori -aggiunge l’esponente del M5S- che oltre il 93% delle cittadine e dei cittadini metropolitani ha votato contro il nucleare nel referendum del 2011, e che quindi andrebbero quantomeno consultati ancora per comprendere se l’orientamento sia diventato opposto».

La strada maestra, conclude Erika Baldin, rimane quella delle energie pulite da fonti rinnovabili: «Già dalle risposte che avevo ottenuto in Consiglio -conclude Erika Baldin- l’aspetto ambientale e quello sanitario sono gli ultimi considerati dalla maggioranza che ne regge le fila, a Venezia come a Roma. Tutto diventa sacrificabile sull’altare dell’economia. Ma le ambizioni di Brunetta devono fare i conti anche con quanto è stato votato il 27 settembre 2022 in Regione, ovvero il DGR 1175 che non contempla lo sviluppo di nuove centrali nucleari in Veneto. Una svolta in senso contrario mi troverà risoluta nel respingere tale prospettiva». 

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Comunicati stampa

CHIOGGIA RISCHIA DI PERDERE L’UNIVERSITÀ DI PADOVA! IL COMUNE NON RINNOVA LA CONVENZIONE SCADUTA E NON RISPONDE ALLE MAIL PER ADEGUARE LE AULE DI PALAZZO GRASSI

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Chioggia, 5 ottobre 2024 – La città di Chioggia rischia di perdere l’Università di Padova, e pure il Museo Olivi.
Come un fulmine a ciel sereno, l’informazione è stata comunicata in conferenza stampa da Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale del Veneto, e da Barbara Penzo, consigliera comunale del Partito Democratico: «Avevamo chiesto e ottenuto un incontro con la rettrice Daniela Mapelli -spiega Baldin- al fine di sottoporre all’ateneo antoniano la possibilità di acquisire all’asta l’ex complesso monastico di Santa Caterina, che langue da vent’anni».

 


E invece, la doccia fredda: «In piena franchezza -continua Penzo- la massima responsabile dell’importantissima istituzione culturale ha prospettato l’ipotesi assai concreta che l’Università di Padova abbandoni la sede di palazzo Grassi, a causa delle inadempienze dell’amministrazione comunale chioggiotta». Da quasi due anni, infatti, è scaduta la convenzione tra i due enti per la gestione del plesso, che ospita le lezioni di Biologia del Mare (frequentate da circa novanta studentesse e studenti) e l’interessante allestimento del Museo Olivi, con la collezione di fauna lagunare e adriatica. 



«Né il sindaco né alcun assessore o assessora -proseguono le due esponenti politiche- ha risposto, in questo lungo periodo, alle ripetute sollecitazioni giunte da Padova, le quali prospettavano l’urgenza di effettuare alcune opere pubbliche all’interno del plesso, necessarie a ottenere i certificati di sicurezza previsti per legge». Soprattutto, in vista della stagione invernale, è emerso come le aule non siano riscaldate a dovere, a detrimento delle giovani e dei giovani che hanno scelto Chioggia per la propria carriera accademica: per questo non c’è più tempo da perdere, se di tempo ne viene concesso ancora.

Solo la dirigente Daniela Ballarin ha finora interloquito a livello istituzionale, nei limiti delle proprie competenze: «E pensare -nota Erika Baldin- che l’Università si è offerta di realizzare a proprie spese i lavori in questione, sebbene siano di pertinenza del bilancio comunale». Aggiunge Barbara Penzo: «Sarebbe stato sufficiente che il primo cittadino, l’assessore Angelo Mancin o l’assessora Elena Zennaro avessero firmato le richieste pervenute per accelerare le pratiche. Un atteggiamento del tutto ingiustificabile, e inammissibile per un ente pubblico». Gli accessi agli atti da parte dell’opposizione hanno portato alla conferma che i rapporti si sono interrotti, “lost in translation”. 


A questo punto è inevitabile che la vicenda si riverberi nel piano istituzionale: «Chiedo con forza la convocazione di una seduta della competente Commissione consiliare -annuncia la consigliera del PD- e di sicuro predisporrò le opportune interpellanze e interrogazioni. Nel 2021 il Consiglio aveva votato con sole due astensioni un ordine del giorno che impegnava il Comune a partecipare all’ennesima asta per il convento delle ex Canossiane, e già un anno fa l’Università di Padova aveva inviato una lettera d’intenti che manifestava interesse per la stessa struttura, collaborando con la città».

Conclude Erika Baldin: «Una delle principali accademie italiane ed europee ha deciso di potenziare la propria presenza a Treviso, a Vicenza, a Rovigo, e di andarsene da Chioggia. Questo mentre qui ci si straccia le vesti per la fuga dei cervelli e la crisi della residenza. Il danno procurato da Armelao e dai suoi non sarebbe solo verso l’Università, ma nei confronti dell’intera città. Se c’è qualche altro progetto differente per palazzo Grassi e i laboratori di San Domenico restaurati dalla giunta 5 Stelle, che lo dicano. Ma la paura fondata è che non ci sia alcuna idea, né alcun interesse verso la conoscenza». 

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