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ELEZIONI REGIONALI, IL MIO VIDEO

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Da 5 anni lotto, ogni giorno, per i diritti e le istanze di chi viene considerato di serie B.

Quelli che in questo Veneto imperfetto sono gli ultimi, per me sono i primi.

Mi vorrebbero muta e mansueta, ma io non mollo!

Anche per questo, il 20 e 21 settembre, alle elezioni regionali del Veneto, chiedo il tuo voto.

Nella circoscrizione di Venezia, sulla scheda vai a fianco del simbolo “Movimento 5 Stelle” e scrivi BALDIN.

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DALLO SCOPPIO DI ROMA ALL’INCUBO CHE IL DEPOSITO DI GPL A CHIOGGIA POSSA ESSERE RIPRISTINATO: LA REGIONE CONVOCHI L’AUTORITÀ PORTUALE PER SMANTELLARLO

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Venezia, 16 luglio 2025 – Solo pochi giorni fa, il 4 luglio, un distributore di gpl è scoppiato a Roma, in via dei Gordiani, provocando il ferimento di decine di persone, tra le quali i Vigili del Fuoco accorsi a spegnere l’incendio. «Immediatamente ho pensato al deposito di gpl che ha rischiato di entrare in funzione a Chioggia -commenta Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- e che la volontà politica del governo Conte II, attraverso il decreto Agosto del 2019, ha fatto in modo che non diventasse operativo. Anche Chioggia, come Viareggio, ha rischiato una cosa del genere».

L’impianto, tuttavia, è ancora al “suo” posto in Val da Rio, nonostante l’iter risarcitorio sia concluso e l’impresa costruttrice, Socogas Bioenergie, non abbia più niente a pretendere: «Il fatto che il deposito non sia ancora stato rimosso -rileva la consigliera- indica che potenzialmente, con una politica differente, non va escluso un nuovo tentativo di aggirare la norma che lo impedisce, in quanto ubicato ai margini della laguna protetta dall’UNESCO. Solo l’abbattimento garantisce la perenne impossibilità di ripensarci, ma questa prospettiva ancora non si vede».

Pertanto, Baldin ha scritto un’interrogazione alla Giunta veneta, alla quale chiede se essa intenda programmare un incontro risolutore con l’Autorità Portuale e il suo nuovo presidente Matteo Gasparato (nominato anche con il parere della Regione), coinvolgendo il Comune di Chioggia, al fine di chiedere il definitivo allontanamento dal sito di Val da Rio delle cisterne di stoccaggio pertinenti alla Socogas, e la conseguente valorizzazione pubblica del sito, attraverso il trasferimento del mercato ittico all’ingrosso e l’installazione di nuove imprese dedicate alla conservazione ittica.

«Le cittadine e i cittadini di Chioggia -ricorda l’esponente del M5S- hanno vissuto anni di paura, in specie coloro che abitano o lavorano nelle zone limitrofe alla struttura, come la Tombola e Borgo San Giovanni. E l’impatto psicologico dei fatti accaduti a Roma non può essere sottovalutato. È tempo di decretare la fine definitiva di ogni ipotesi di riavvio dell’impianto, e lo si può fare solo attraverso la demolizione, scongiurando ogni presentazione di progetti analoghi in un luogo tanto pericoloso quanto sbagliato».

Il ruolo della Regione Veneto nella vicenda traspare anche dalle politiche di salvaguardia lagunare: «Infatti l’Autorità Portuale -conclude Erika Baldin- è tenuta a rispettare le linee di programmazione urbanistica fornite dalla Regione stessa e ora anche dall’Autorità per la Laguna. Anche per questi motivi, la responsabilità politico-amministrativa nell’area di Val da Rio non può essere lasciata al solo Comune di Chioggia, essendo coinvolta un’Autorità pubblica che gestisce il Porto ed è per ciò stesso la proprietaria dell’area originariamente concessa dal Ministero alla società di Fidenza». 

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LA COLTIVAZIONE ESTENSIVA DI PROSECCO STA AUMENTANDO IL VOLUME DEI PESTICIDI NOCIVI ALLA SALUTE. LA REGIONE PONGA LIMITI E INDIRIZZI I REGOLAMENTI COMUNALI

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Venezia, 2 luglio 2025 – Il Prosecco, notoriamente, rappresenta uno degli asset portanti dell’economia e delle esportazioni venete. Ma la sua coltura estensiva, avvenuta negli ultimi anni anche al di fuori dal territorio di iniziale pertinenza, sta sollevando non poche criticità: «Negli ultimi quindici anni -rileva Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- il suolo veneto occupato da vigneti è aumentato del 47%, con oltre 103mila ettari. Nella provincia di Treviso l’aumento è addirittura del 74%. La questione diventa problematica dal momento che anche il volume di pesticidi per uso agricolo si è impennato, raggiungendo la quota di oltre quattro tonnellate e settecento quintali nella sola Marca trevigiana, rispetto a poco più di tre tonnellate nel 2012. Ciò naturalmente comporta alcuni ragionamenti in materia di salute».

La consigliera ha quindi depositato un’interrogazione, attraverso la quale chiede alla Giunta regionale se e come intenda limitare l’estensione di vitigni di Prosecco, in particolare dove la produzione è stata introdotta di recente, come ad esempio per la bacca bianca nella zona litoranea veneziana: «Sei anni fa -ricorda Baldin- era stato lo stesso Zaia a dichiarare che “in Veneto bastano e avanzano i vigneti che già ci sono”, ma la tendenza è andata in senso opposto». A ciò si aggiunge, appunto, l’eccesso nei trattamenti fitosanitari: «Il regolamento di polizia rurale, di cui nel 2017 si sono dotati i quindici Comuni della DOCG Prosecco -nota l’esponente del M5S- aveva vietato i principi attivi con maggiore nocività cancerogena, anche in virtù della candidatura alla protezione dell’UNESCO. Tanto che il Consorzio di tutela ha dichiarato che la sostenibilità ambientale costituisce un valore imprescindibile del proprio operato».

Tuttavia, l’industria enologica è tornata a utilizzare sostanze fungicide, richiedendo ai 15 Comuni del comprensorio DOCG la revisione del regolamento di polizia rurale, in modo da limitare l’uso dei prodotti più tossici solo alle fasce di 10-30 metri dal confine con abitazioni e strade, e a 40 metri dal confine con scuole e parchi: «C’è chi, come Conegliano, ha autorizzato la modifica e chi, come Pieve di Soligo, l’ha negata. Perciò -conclude Erika Baldin- chiedo alla Regione se ritenga ancora utilizzabili nella produzione vitivinicola alcuni prodotti chimici rischiosi, quali Folpet, Dithianon, Spiroxamine e Meptyldinocap, e se intenda indirizzare tutti i Comuni del Veneto affinché si dotino di regolamenti di polizia rurale che vietino l’utilizzo di fitosanitari, formando appositamente il personale di vigilanza nella materia specifica». 

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