Venezia, 29 maggio 2025 – Due impianti potenzialmente nocivi, a pochissime centinaia di metri l’uno dall’altro. La località polesana di Aia, tra la frazione di Smergoncino (Adria) e il territorio comunale di Loreo, è al centro dell’attenzione per via delle contemporanee richieste, avanzate da imprese private, di autorizzare rispettivamente uno stabilimento per la raccolta dei rifiuti e un inceneritore per fanghi: il tutto, a breve distanza dai centri abitati. «Mi chiedo come sia possibile, nei piani di sviluppo industriale di una zona così ristretta -esordisce Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionali- consentire una tale concentrazione di minacce alla salute delle persone e all’ambiente circostante. E lo chiedo anche alla Giunta veneta, che ha gli strumenti per monitorare la situazione, attraverso le valutazioni di impatto ambientale».
Sollecitata dalla referente polesana del M5S, Elena Suman, la consigliera regionale ha infatti depositato un’interrogazione all’esecutivo guidato da Luca Zaia, affinché spieghi se ritiene utile ottenere valutazioni separate dai due Comuni confinanti, riguardo opere che proiettano i loro effetti in tutta l’area fino al Delta: «Vorrei conoscere dalla Regione -prosegue Baldin- se intende coinvolgere la Provincia di Rovigo e ARPAV per esercitare una programmazione partecipata degli insediamenti di attività produttive nella zona che sta ai margini del Parco del Delta, luogo protetto per la specificità della fauna e visitato da numeri crescenti di turiste e turisti, oltre che di centri urbani, frazioni, scuole, presìdi commerciali avviati e che probabilmente verrebbero a deprezzarsi».
La questione è stata ripetutamente sollevata dalle amministrazioni locali circostanti, come Porto Viro, ed è oggetto delle proteste dei comitati civici: «Non possiamo consentire che il Basso Polesine diventi la pattumiera del Veneto meridionale -aggiunge l’esponente del M5S- ovvero quanto succederebbe se entrambi i progetti trovassero compimento, ribadisco a pochissimi chilometri l’uno dall’altro. Una terra che con la discarica di rifiuti voluta da Alchèmia diventerebbe un’ipotetica bomba di gas, miasmi, invivibilità oltre che l’ennesima applicazione tardiva di modelli (vedi gli inceneritori, come quello avanzato da Green Sludge Solution) ormai superati in tutte le realtà evolute».
Nell’ambito di un procedimento amministrativo articolato, ha già avuto luogo una conferenza di servizi nella quale avrebbero dovuti essere chiariti i tipi di rifiuti conferiti, la gestione delle acque meteoriche, l’operazione di taglio dei basamenti delle cisterne non recuperabili: «Ricordo infine alla Giunta di palazzo Balbi -conclude Erika Baldin- che già nel dicembre scorso avevo depositato un’altra interrogazione, allora a risposta immediata, in merito all’inceneritore di fanghi a Loreo, ma non ho ancora ottenuto una risposta ufficiale».