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ELEZIONI REGIONALI, IL MIO VIDEO

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Da 5 anni lotto, ogni giorno, per i diritti e le istanze di chi viene considerato di serie B.

Quelli che in questo Veneto imperfetto sono gli ultimi, per me sono i primi.

Mi vorrebbero muta e mansueta, ma io non mollo!

Anche per questo, il 20 e 21 settembre, alle elezioni regionali del Veneto, chiedo il tuo voto.

Nella circoscrizione di Venezia, sulla scheda vai a fianco del simbolo “Movimento 5 Stelle” e scrivi BALDIN.

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Comunicati stampa

STAMANE AL PRESIDIO DELLA CGIL DAVANTI L’OSPEDALE DI CHIOGGIA, A DIFESA DELLA SANITÀ PUBBLICA E PER SMALTIRE LE LISTE D’ATTESA

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Chioggia, 17 luglio 2024 – La capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, Erika Baldin, ha partecipato stamane al presidio che la CGIL ha organizzato davanti all’ospedale di Chioggia, a difesa della sanità pubblica nell’area metropolitana. «Non potevo non esserci -dice la consigliera- sia perché a questo territorio faccio riferimento, sia perché le questioni sollevate dal sindacato sono anche le mie».

Baldin ribadisce che il nodo sono le risorse da destinare al Servizio Sanitario Nazionale: «Ora con l’autonomia differenziata non si sa come andrà a finire, e il rischio è che scompaiano prestazioni essenziali. È chiaro che dove si apre una voragine, qualcuno la riempie: ed è la sanità privata, la quale non è vocata all’interesse generale ma solo al profitto. La salute, però, non è un’azienda».

Oltre a scongiurare ulteriori tagli, l’esponente del M5S respinge appunto le privatizzazioni striscianti, contrastate di recente anche da parte della Corte dei Conti: «Agli ospedali, agli ambulatori, ai presìdi nel territorio occorrono soprattutto assunzioni. Ma nonostante i bandi siano aperti, concorrono poche persone perché gli stipendi sono bassi. E le ULSS preferiscono rivolgersi ai gettonisti delle cooperative, ben più costosi una tantum».

E poi l’annoso tema delle liste d’attesa: «Adesso la battaglia si è spostata a Roma -conclude Erika Baldin- ma ringraziando l’abnegazione quotidiana delle donne e degli uomini che lavorano nel settore, voglio ricordare che in Consiglio regionale giacciono due miei progetti di legge per velocizzare le liste, obbligando le ULSS a rifondere l’utenza delle maggiori spese sostenute per accedere alle strutture private in caso di inadempienza entro i termini dell’impegnativa. Quando verranno discussi?».

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Comunicati stampa

BRACCIANTI INDIANI RESI SCHIAVI NEL TREVIGIANO, CHIEDO ALLA GIUNTA REGIONALE DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE AL PROCESSO

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Venezia, 6 luglio 2024 – «Sono sconvolta dalla notizia dei circa cinquanta braccianti indiani sfruttati nel Trevigiano in condizioni disumane di vita e di lavoro, e plaudo al loro coraggio di uscire finalmente allo scoperto, denunciando il caporale e l’imprenditore che li hanno resi in tali condizioni». Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, commenta così il caso portato alla luce nei giorni scorsi dalla FLAI CGIL, e si rivolge alla Giunta veneta per conoscere le sue intenzioni relative alla piaga del caporalato.

La consigliera ha infatti depositato un’interrogazione, attraverso la quale chiede all’esecutivo guidato da Luca Zaia in quale maniera sosterrà e proteggerà questi lavoratori: «Ad esempio -spiega Baldin- potrebbe costituirsi parte civile nel processo che assieme al sindacato hanno intentato nei confronti di chi si è appofittato di loro, sottraendo i documenti e impiegandoli nei campi per oltre quindici ore al giorno». L’esponente del M5S ha di recente anche avanzato un progetto di legge per la costituzione di parte civile della Regione del Veneto nei processi che trattano le morti e i gravi infortuni nei luoghi di lavoro.

Tra le misure che potrebbero essere adottate al fine di contrastare tale piaga con più efficacia, anche la certificazione nella Rete per il lavoro agricolo di qualità, organizzata dall’INPS secondo la legge 199 del 2016: «A quanto afferma la FLAI CGIL -conclude Erika Baldin- in Veneto solo 299 imprese agricole lo hanno fatto, rispetto alle oltre 50mila attive. La legge prevede anche l’insediamento di sezioni territoriali della Rete, ma qui non se n’è insediata ancora nessuna. Per questo chiedo alla Regione di sollecitare le aziende ad aderire.

E in termini più generali, occorre mettere profondamente mano alla legge Bossi-Fini, assai restrittiva della possibilità di entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro: una norma che sta alla base di tragedie come queste, obbligando le persone che migrano per migliorare la propria economia familiare ad affidarsi a organizzazione malavitose e lesive dei più elementari diritti».

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