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Politiche sociali

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PER GIULIA, PER TUTTE: AFFINCHÉ IL 25 NOVEMBRE NON SIA SOLO UNA DATA, MA CAMBI COMPORTAMENTI E POLITICHE VERSO LE DONNE

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Il premeditato femminicidio di Giulia Cecchettin e le ultime, atroci settimane trascorse con angoscia dalle due famiglie e da tutta Italia hanno forse segnato un non plus ultra nella maniera di affrontare la questione femminile da parte della politica.
Si leggono buoni propositi bipartisan, relativi all’educazione sentimentale degli adolescenti nelle scuole: ma occorre considerare che -seppur apprezzabili, per quanto in ritardo- essi non esaurirebbero la missione in capo a chi governa e amministra.

Il messaggio più forte, come spesso succede, arriva dalla società civile: le decine di manifestazioni affollate e rumorose lasciano sperare che questa volta si faccia sul serio. E proprio il lucido attivismo di Elena, la sorella di Giulia, potrebbe diventare il simbolo stesso di una svolta culturale: perché il suo messaggio fortissimo arriva da una giovane che sta dimostrando il coraggio delle proprie idee, tanto più credibile in quanto vittima laterale, assieme alla sua famiglia.

Le cronache segnalano come i femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno abbiano superato “quota cento”, e non di rado la folle gelosia si abbatte sopra ragazze già deboli nella bilancia della coppia: non occorre volgere lo sguardo all’oscurantismo iraniano per trovare anche da queste parti storie che pensavamo di aver lasciato alle spalle.
Non poche sono state le donne che, messe di fronte al bivio tra lavoro e maternità, hanno rinunciato forzatamente all’impiego, con gravi ripercussioni nelle legittime aspirazioni di crescita professionale: una donna che non è libera e indipendente è una donna ricattabile, più sola, potenzialmente sotto minaccia.

Certo le politiche pubbliche non stanno aiutando: la sostenibilità economica di una maternità non è un tema secondario. È notorio come, a parità di mansioni, in tutta Italia le donne lavoratrici percepiscono stipendi inferiori ai colleghi maschi. È altrettanto evidente che, nonostante la retorica del cambiamento, nemmeno ai livelli apicali il numero delle donne dirigenti d’impresa lontanamente si avvicina a quello maschile: in Veneto, ad esempio, sono sedici su cento.

Soprattutto, la carenza di asili nido pubblici (27 posti ogni 100 bambini in Veneto, 26 nel Veneziano a fronte di una media europea attestata a 33) offre poche alternative alle coppie che decidono di procreare: per questo motivo, ho sollevato una mozione in seno al Consiglio regionale, la cui approvazione impegnerebbe la Giunta a rivedere la propria programmazione e aumentare le risorse a bilancio da destinare a questo aspetto decisivo.

Ma anche coloro le quali, per inalienabile scelta personale, non desiderano portare avanti una gravidanza, in Veneto trovano più difficoltà che non altrove: l’obiezione di coscienza, infatti, da diritto sancito per legge è diventato espediente per rendere impraticabile l’aborto in tutte le strutture ospedaliere, dove non di rado alcune associazioni “pro vita” agiscono sulla psiche delle giovani donne intenzionate ad abortire, riducendo l’intera questione a mero riflesso economico.

Tuttavia lo scorso 30 maggio, la V commissione Sanità del Consiglio regionale ha introdotto, fra i criteri di valutazione dei direttori generali nelle singole ULSS venete, anche l’adeguamento alla media nazionale del numero di strutture dove l’interruzione volontaria di gravidanza può essere materialmente eseguita.

Ero stata la prima, oltre un anno fa, a suggerire che la tutela del diritto della donna ad abortire rientrasse tra i compiti di ogni direttore: non può essere considerata efficiente una gestione dove i reparti di Ostetricia e Ginecologia sono in mano al personale obiettore.
Eppure ci è voluto un anno affinché la maggioranza di centrodestra prendesse coscienza del problema e decidesse di cambiare rotta, dapprima trincerandosi dietro presunte «motivazioni tecniche» e poi riconoscendo che l’introduzione di questo parametro si poteva fare.

Si doveva fare, nella regione che cinquanta anni fa processava Gigliola Pierobon, giovane padovana accusata di essere ricorsa all’aborto clandestino, quando della pratica si poteva anche morire, prima dell’approvazione della legge 194/78 (mai peraltro applicata interamente): i fatti di questi giorni sono lì a dimostrare che molto dev’essere ancora fatto per abbattere in senso femminista tutti questi gender gap, e che l’evoluzione deve avvenire -come sta finalmente accadendo ora- a partire dalla società.

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MALATTIE CRONICHE INVALIDANTI, MOZIONE APPROVATA: LA REGIONE PROMUOVA LO SMART WORKING

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Venezia, 14 novembre 2023 – «Il Veneto si impegna a promuovere l’accesso allo smart working per le persone con malattie croniche e invalidanti, garantendo loro la possibilità di svolgere un’attività lavorativa e di condurre una vita dignitosa: sono orgogliosa del voto di oggi, con il quale il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la mozione che avevo presentato con la sottoscrizione di tutto l’Ufficio di presidenza». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Palazzo Ferro Fini e prima firmataria della mozione n. 449 del 9 giugno 2023, “Malattie croniche invalidanti, la Regione promuova lo smart working per superare gli ostacoli del luogo di lavoro”, sia nel settore pubblico che nel privato.

«La mozione nasce dall’incontro con una persona speciale, Micol Rossi dell’associazione Guerrieri Invisibili, attiva da anni per dare voce a chi lotta contro le malattie rare. Tra le tante difficoltà c’è quella di accedere al lavoro, perché in alcuni casi il trasferimento casa-lavoro può costituire una vera e propria corsa a ostacoli per chi combatte con patologie così gravi», spiega Baldin. «Lo smart working, quindi, diventa uno strumento di inclusione che può aiutare le persone ad essere lavorativamente attive ed evitare gravi ricadute sociali. È una questione di dignità e di rimuovere gli ostacoli che separano le persone dai loro sogni», aggiunge la consigliera.

«La Regione Veneto è già un punto di riferimento in tema di collocamento mirato, grazie alla disciplina di attuazione della L. 68/99, con le DGR 1404/2016 e successive sino alla più recente DGR 1359/2022. Siamo quindi nella condizione di instaurare un confronto con il Governo su questi temi, come richiesto dalla mozione. Con il voto di oggi facciamo un passo importante nella direzione di una Regione senza discriminazioni, che garantisca l’accesso al lavoro a tutte e tutti», conclude Baldin.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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CASE ATER DI VENEZIA, NIENTE BONUS 110% PER LE MANUTENZIONI: LA REGIONE ADDUCE SOLO MOTIVAZIONI GENERICHE, NELLE ALTRE PROVINCE ATER HA ATTINTO ALLA MISURA

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Venezia, 7 novembre 2023 – Bonus 110% per la manutenzione delle case di ATER, perché a Venezia no e nel resto del Veneto sì? Se lo è chiesta Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, attraverso una interrogazione a risposta scritta nei confronti della Giunta di palazzo Balbi, presentata il 25 maggio e discussa stamane dall’aula. «L’assessore Corazzari -spiega la consigliera- ha addotto i motivi secondo i quali l’ATER di Venezia non avrebbe richiesto di accedere ai benefici della misura prevista dal governo Conte II, ma non è stato convincente. Le ragioni addotte, dai tempi ristretti alle interpretazioni non univoche, dalle parti comuni degli edifici allo sconto in fattura, valgono anche per le altre realtà provinciali, che invece hanno attinto a piene mani dal bonus».

Ad esempio, l’ATER padovana ha investito 191 milioni per risanare 57 abitazioni, così a Verona per 24 alloggi, a Rovigo per 13, a Treviso per 12 e a Vicenza per cinque. «Solo Venezia e Belluno si sono chiamate fuori -continua Baldin- e il fatto è del tutto inspiegabile. Specie se si considera che la sola città storica conta 2600 alloggi, spesso impossibilitati ad accedere ad altre forme di contributo, a causa dei vincoli cui la specificità di Venezia li sottopone». Gli appartamenti di proprietà dell’ATER ammontano a 9751unità  tra laguna e terraferma, spesso classificati in cattivo stato di conservazione: «Un numero di edifici che, ove messo a norma, sarebbe in grado di soddisfare l’attuale fabbisogno abitativo e l’annosa richiesta di case popolari in tutta l’area metropolitana, la quale soffre di evidente emergenza abitativa soprattutto per via dell’overtourism, delle locazioni brevi e degli alti canoni d’affitto», sottolinea la coordinatrice del M5S.

Erika Baldin quindi non è soddisfatta della risposta ottenuta durante la seduta: «Non posso esserlo, trattandosi di una disparità rispetto alle altre province venete. L’anomalia veneziana rimane tale. Si parla di abitazioni non appetibili, e anche quelle abitate sono in sofferenza. Penso al caso di via Camporese a Mestre (dove è stato rifatto solo il tetto nel 2021), i cui inquilini sarebbero stati ben felici di ricorrere al bonus 110% per continuare riparazioni e migliorie, ma l’agenzia locale dell’ATER non ha inteso agire di conseguenza. So bene che le entrate annuali riscosse dall’ente attraverso i canoni d’affitto non coprono le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma proprio per questo è necessario cogliere le opportunità di finanziamento là dove ci sono. A quanto viene riferito, a breve la Giunta regionale presenterà il nuovo Piano strategico delle politiche per la casa: la speranza è che contenga tutte le risposte ai numerosi quesiti rimasti sospesi, per far fronte in modo efficace a un’emergenza drammatica e diffusa, che riguarda in primis le giovani generazioni, le persone anziane, le situazioni familiari più fragili».

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INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA, UNA LEGGE REGIONALE PER LIMITARE IL NUMERO DEI MEDICI OBIETTORI

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Venezia, 25 ottobre 2023 – Una proposta di legge regionale per obbligare le Ulss a garantire la presenza di personale sanitario non obiettore di coscienza nei servizi dove viene praticata l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG): ad annunciarne il deposito, in occasione della presentazione in Consiglio regionale del volume “Il corpo mi appartiene – Donne e consultori a Nordest” della rivista Venetica, è la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale e protagonista nell’attuale legislatura di una lunga battaglia per la difesa della legge 194 e per il diritto all’autodeterminazione della donna.

«Ho deciso di presentare un progetto di legge che va nella stessa direzione di quanto avevo già proposto in Commissione Sanità: le strutture sanitarie devono garantire sempre e comunque alle donne la possibilità di accedere al servizio di IVG, e i dirigenti devono essere valutati in rapporto al raggiungimento di questo obiettivo. Ho già ottenuto l’inserimento di questo parametro nelle pagelle dei direttori generali delle Ulss, ma ritengo sia necessario inserirlo in legge per renderlo strutturale. Inoltre propongo che gli venga attribuito il massimo peso in termini di punteggio», spiega Baldin.

Il progetto di legge annunciato oggi da Baldin prevede che in ogni momento, presso i servizi ostetrico-ginecologici delle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, debba trovarsi in servizio una quota di sanitari non obiettori sufficiente ad assicurare l’espletamento delle procedure dell’Interruzione volontaria di gravidanza, per l’intera durata di ogni turno. Il Pdl, inoltre, prevede che il rispetto di quest’obbligo sia inserito tra i criteri di valutazione dei dirigenti competenti, attribuendovi il massimo peso in termini di punteggio.

«L’obiezione di coscienza è prevista dalla legge, riguarda la sfera delle convinzioni morali di ciascun professionista e non è assolutamente in discussione. Quello che sembra sia stato dimenticato, è che la legge 194 del 1978 tutela il diritto della donna all’interruzione volontaria di gravidanza, assegnando alle Regioni il compito di garantire che la procedura sia effettuata all’interno delle strutture pubbliche. Una condizione che, come ben sappiamo, non sempre si realizza», chiosa Baldin.

Il problema è arcinoto. «In Veneto, la percentuale di obiettori supera il 70 percento. Molto di più della media nazionale che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, vale il 63,4% nel caso dei ginecologi, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico. Con percentuali così elevate, l’effetto è quello che in alcuni reparti ostetrico-ginecologici l’IVG non è sempre garantita perché manca il personale non obiettore: una situazione inaccettabile, che costringe le donne a spostarsi di struttura in struttura per poter ottenere l’interruzione volontaria di gravidanza», spiega Baldin.

«Siamo di fronte ad una costante, palese violazione del diritto della donna di accedere al servizio di interruzione volontaria di gravidanza nei casi previsti dalla legge. La stessa 194 prevede che il servizio sanitario regionale debba in ogni caso assicurare l’effettuazione degli interventi di IVG, eventualmente ricorrendo alla mobilità del personale», ricorda Baldin. «Non dovrebbero essere le donne a spostarsi, quindi. Semmai è l’organico dei servizi sanitari che dev’essere riorganizzato ricorrendo a trasferimenti del personale obiettore», conclude la consigliera.

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SFRATTI IN EMERGENZA, MA IL CONSIGLIO REGIONALE HA BOCCIATO LA MIA MOZIONE PER INTERVENIRE COL GOVERNO, CHE HA DECISO LO STOP AL RIFINANZIAMENTO DEL FONDO AFFITTI

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Venezia, 17 ottobre 2023 – I numeri che emergono dal rapporto del Ministero dell’Interno riguardo gli sfratti, diffuso dalla CGIL, sono preoccupanti. Quelli eseguiti nel 2022 in laguna e terraferma sono stati 797, che collocano l’area metropolitana di Venezia al quinto posto in Italia, con incremento addirittura del 587% rispetto all’anno precedente, mentre le richieste di esecuzione pendenti sono 1924. «Il fenomeno è purtroppo in crescita in tutto il Veneto -rileva Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- come ad esempio nel Polesine, dove gli sfratti eseguiti sono stati 130, e non sempre per situazioni di morosità, magari sopravvenuta a seguito di cause di forza maggiore come la perdita del posto di lavoro».

Ma è soprattutto Venezia, con il 34% dei 2310 sfratti eseguiti a livello regionale (più del doppio delle altre province) a rivestire un caso particolare: «La fine del blocco -prosegue la consigliera- ha messo in luce l’estrema precarietà delle politiche pubbliche per la residenza. Ed è un dato di fatto che con il governo Meloni è venuto a mancare anche il rifinanziamento delle misure di sostegno agli affitti, come il fondo per la morosità incolpevole. Senza considerare la fine del reddito di cittadinanza, che consentiva a numerose persone di far fronte alle necessità primarie, come la sopravvivenza entro alloggi di edilizia residenziale pubblica. A Venezia questo si assomma alla tendenza dei proprietari di guadagnare il più possibile dalle locazioni brevi ai turisti, spopolando la città storica e non offrendo alternative garantite nemmeno in terraferma».

Baldin parla di «condizione ormai strutturale» e ricorda che già nel 2022, prima che venissero eliminati, i sussidi governativi coprivano soltanto il 40% del fabbisogno: «D’altro canto -ammonisce l’esponente del M5S- lo scorso 12 settembre la maggioranza di centrodestra al Consiglio regionale ha bocciato una mia mozione, la quale chiedeva di interessarsi con l’esecutivo nazionale per il rifinanziamento del fondo affitti, oltre che di varare strumenti emergenziali per venire incontro alle difficoltà di chi ha dovuto subire aumenti vertiginosi, anche nel caso di mutuo».  

Un occhio di riguardo va, come sempre, alla pressante richiesta di alloggi da parte della popolazione universitaria in trasferta: «Ho visto -conclude Erika Baldin- che nei prossimi anni saranno messi a disposizione nuovi appartamenti a Venezia e a Mestre. Ma il problema è sentito anche ora, e sempre la Regione non ha ritenuto di stanziare ulteriori risorse per il diritto allo studio, un principio statutario. Riguardo tali argomenti, tornerò alla carica nella prossima sessione di bilancio».

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FINE VITA, IL CONSIGLIO REGIONALE INSERISCA ENTRO LA FINE DEL 2023 IN CALENDARIO LA DISCUSSIONE DEL DISEGNO DI LEGGE DELL’ASSOCIAZIONE COSCIONI

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Venezia, 14 ottobre 2023 – Inserire al più presto, e comunque entro la fine del 2023, il disegno di legge di iniziativa popolare in materia di fine vita nel calendario delle discussioni al Consiglio Regionale del Veneto. La richiesta pressante arriva da Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle, che torna a rilanciare la questione dopo che l’associazione Luca Coscioni, promotrice del progetto di legge sottoscritto da oltre novemila cittadine e cittadini veneti, ha annunciato ulteriori iniziative di lotta nel caso i tempi dovessero slittare ancora.

«Sono stata la prima, lo scorso 25 luglio -spiega la consigliera- a chiederne la trattazione alla presidente della V Commissione consiliare. Da allora il tema non è mai stato preso in considerazione, nonostante anche nella maggioranza siano emerse alcune voci consonanti. Ho apprezzato infatti le dichiarazioni di Alberto Villanova, presidente dell’intergruppo tra la Lega e la lista Zaia, che (annunciando il proprio voto favorevole) lascerà libere le sue consigliere e i suoi consiglieri: come ha detto, infatti, urge normare la questione per via dei casi di grave sofferenza che affliggono cittadini veneti come Stefano Gheller, il quale ha ancora una volta dimostrato il suo coraggio sabato, ospitando e partecipando alla conferenza dell’associazione Coscioni, che ringrazio per il suo impegno costante».

Baldin è consapevole del fatto che l’ideale sarebbe una norma nazionale, nel senso indicato dalla Corte Costituzionale: «Ma è tuttavia importante che il Veneto sia la prima Regione in Italia ad esprimersi. Altro che perdita di tempo, come sento dire da qualcuno a destra: da quando ho avanzato la necessità di una calendarizzazione sono già trascorsi oltre due mesi. Non promuoviamo una “cultura della morte”, come sostiene Fratelli d’Italia, bensì la possibilità di tutte e di tutti di scegliere riguardo il proprio fine vita, specie quando minato da sofferenze indicibili».

L’esponente del M5S è fiduciosa riguardo l’esito del futuro voto in aula: «Se ai voti delle opposizioni -conclude Erika Baldin- si aggiungeranno quelle di tante e tanti consiglieri di maggioranza, lo stesso capogruppo Villanova e il presidente Zaia potrebbero essere orgogliosi di veder seguiti dai fatti i loro annunci. E scriveremmo assieme una bella pagina di diritto, in nome delle persone più fragili e di coloro che hanno firmato».

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FONDO AFFITTI AZZERATO, IL PARADOSSO: ZAIA INFORMA I COMUNI, MA NON VUOLE CHIEDERE NUOVE RISORSE AL GOVERNO

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Venezia, 19 settembre 2023 – «Il fondo affitti e il fondo per le morosità incolpevoli vengono azzerati dal governo Meloni, e la Regione cosa fa? Si limita ad informare con una circolare i Comuni veneti. Come se gli amministratori locali non fossero già a conoscenza del problema». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che il 29 marzo scorso aveva presentato una mozione per chiedere alla Regione di attivarsi presso il governo per ottenere il rifinanziamento dei due fondi.

«Martedì scorso, quando la mozione finalmente è approdata in Aula, la maggioranza di Zaia ha votato contro e l’ha bocciata: evidentemente è più importante difendere l’operato del governo Meloni che tutelare le famiglie venete in difficoltà», dichiara Baldin. «Qualche giorno dopo, la Regione ha predisposto una circolare per informare i Comuni che non potranno contare su quei fondi: non so se si tratti di una coincidenza o meno, ma di certo siamo di fronte ad un paradosso. Invece di chiedere al governo di rifinanziare il fondo affitti, come avevo proposto con la mia mozione, Zaia se ne lava le mani e scrive ai Comuni che non ci sono le risorse. Che però non ci sono proprio perché sono state tagliate dal suo governo!», aggiunge la consigliera regionale, che nella mozione chiedeva alla Regione di attivarsi anche a sostegno degli studenti che protestano contro il caro affitti e delle famiglie colpite dall’aumento delle rate dei mutui.

«Ricordo che durante il governo Conte I, quello sostenuto dal Movimento 5 stelle e dalla Lega, il fondo affitti poteva contare su 10 milioni di euro. Nel 2020, con il governo giallorosso (il Conte II), il fondo è stato aumentato a 200 milioni di euro e poi a 210 milioni nel 2021. Draghi è arrivato a finanziarlo fino a 330 milioni di euro, poi è arrivata Meloni e ha azzerato tutto. Il fondo per le morosità incolpevoli, invece, era arrivato a 50 milioni di euro nel 2021 con Conte, poi è stato azzerato da Draghi nel 2022 e Meloni ha confermato questo azzeramento. Insomma, non mi si venga a dire che non ci sono le risorse: se il governo Conte è stato in grado di reperirle in piena pandemia, vuol dire che si possono trovare anche oggi. Quel che manca è la volontà politica e la bocciatura della mia mozione da parte del Centrodestra lo dimostra», conclude Baldin.

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CASE DI RIPOSO, BASTA VIOLENZE: UNA LEGGE PER LA SICUREZZA DELLE PERSONE PIÙ FRAGILI

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Venezia, 14 settembre 2023 – «Sono troppi i casi di cronaca che parlano di violenze perpetrate a danno delle persone più fragili: è ora di dire basta a tutti questi orrori perché è evidente che qualcosa, all’interno del sistema, non ha funzionato correttamente. Per questo, vogliamo dare la possibilità ai comitati degli ospiti e dei familiari di fare visita alle strutture assistenziali in qualsiasi momento, anche senza preavviso, monitorando tutto ciò che accade all’interno. Una proposta a costo zero, che può essere operativa già domani, a differenza delle telecamere di cui spesso si parla. In questo modo rendiamo più trasparenti RSA e case di riposo». Così la presidente del Gruppo consiliare “MoVimento 5 Stelle”, Erika Baldin, che nella giornata di oggi ha presentato in Commissione Sanità il Progetto di legge regionale n. 212, “Norme per la tutela delle persone anziane e per la trasparenza nelle Case di riposo e RSA – Modifiche alla Legge regionale 28 gennaio 2000, n. 5, ‘Provvedimento generale di rifinanziamento e di modifica di Leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2000)’, articolo 58 ‘Partecipazione e tutela dei diritti dei cittadini’”.

«Ringrazio i colleghi Cristina Guarda (EV), Elena Ostanel (VcV) e Arturo Lorenzoni, che hanno sottoscritto la proposta di legge. Con questo Pdl vogliamo tutelare le persone più deboli, in primis anziani e disabili, ospitate all’interno di strutture assistenziali. Si tratta di attribuire nuove funzioni di controllo ai comitati degli ospiti e dei familiari, la cui presenza all’interno delle Rsa e delle case di riposo è già prevista dalla normativa regionale. La novità sta appunto nell’attribuire ai comitati la facoltà di effettuare verifiche e controlli all’interno delle strutture», spiega Baldin. «I controlli dovranno avvenire, ovviamente, nel rispetto della vita privata degli ospiti, della loro salute, delle cautele di carattere sanitario, tutelando al contempo la privacy e i diritti dei lavoratori all’interno delle strutture. E senza intralciare in alcun modo il lavoro del personale sanitario», aggiunge la consigliera regionale.

«I resoconti del monitoraggio costante da parte dei comitati degli ospiti e dei familiari dovranno essere trasmessi con continuità al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, il quale verrà quindi reso edotto di quanto accade nelle diverse strutture locali e potrà eventualmente valutare di porre in essere le azioni che gli competono. L’obiettivo è migliorare la qualità dei servizi erogati, delle strutture e del personale, verificare che gli ambienti siano adatti, confortevoli e sicuri, garantire una maggiore trasparenza da parte delle strutture. In una parola questa Pdl si propone l’obiettivo di monitorare la qualità della vita dei nostri anziani all’interno delle strutture protette, evitando che si possano ripetere fatti aberranti come quelli descritti dalle cronache degli ultimi anni (in particolare nell’era del Covid). Basta con l’immobilismo sulla pelle dei nostri cari, è ora di agire», conclude Baldin.

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LA MANCATA APPLICAZIONE DELL’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF PRIVA I MENO ABBIENTI DI RISORSE NECESSARIE PER LA SANITÀ, LE POLITICHE SOCIALI E LA PUBBLICA ISTRUZIONE

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Venezia, 16 agosto 2023 – «Niente addizionale IRPEF? Allora niente nuove case per gli studenti, niente assunzioni nei distretti sanitari scoperti, niente allargamento della copertura per i centri estivi, minori opportunità destinate a chi sta peggio». Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, commenta categoricamente la decisione della Giunta veneta di non applicare l’addizionale nemmeno nel 2024: «Zaia dice che lascerà nelle tasche delle cittadine e dei cittadini un miliardo e 179 milioni di euro – prosegue la consigliera – ma la verità è li ha lasciati solo nelle tasche dei più ricchi, perché senza quelle risorse le fasce di reddito medio-basso dovranno spendere di più per la propria salute, per l’istruzione, per una terza età dignitosa nei luoghi familiari alla persona anziana».

Già durante la scorsa sessione di bilancio, nel dicembre 2022, Baldin aveva promosso un emendamento atto a introdurre anche in Veneto l’addizionale regionale all’IRPEF, che avrebbe gravato sopra i redditi di almeno 50mila euro annui: «Con questo gettito extra -ricorda l’esponente del M5S- sarebbe stato possibile, ad esempio, risalire le classifiche nazionali che ci vedono ultimi al nord per numero di asili nido e per investimenti pro capite nella sanità pubblica. La Regione spende solo il 2.8% del prodotto interno lordo in questi settori fondamentali, eppure alla maggioranza di destra pare andare bene così, continuando a privatizzare i servizi e a renderli sempre meno disponibili a livello universale, per tutta la popolazione, anche nelle zone periferiche del territorio».

Conclude Erika Baldin: «Sono trent’anni che ascoltiamo da parte della Lega sempre la stessa solfa, ovvero “le troppe tasse impediscono di creare occupazione”. Ma nella realtà questo principio spesso (e purtroppo volentieri) si è tradotto nelle delocalizzazioni, nei licenziamenti, negli ammortizzatori sociali a carico della collettività. E nel frattempo chiudono presìdi ospedalieri, un numero elevato di donne è costretto a non lavorare per l’assenza di supporti alla maternità, il welfare sbilanciato verso le età avanzate non intercetta né tantomeno soddisfa le nuove povertà. Ancora una volta chi amministra la Regione non ascolta la richiesta di protezione sociale, che emerge omogenea e urgente».

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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TREDICENNE RICOVERATO IN PSICHIATRIA A CHIOGGIA ASSIEME AI PAZIENTI ADULTI: SERVONO RISORSE PER FINANZIARE L’ASSUNZIONE DI UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE

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Venezia, 14 luglio 2023 – «Lo avevamo detto in tempi non sospetti, che bisognasse intervenire riguardo la situazione drammatica dei servizi che l’ULSS 3 Serenissima offre alle persone con disturbi dello spettro autistico, specie in giovane età. Ora i nodi vengono al pettine, senza che niente sia stato risolto».

È tassativa Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, a proposito dell’ultima emergenza di settore: un tredicenne ricoverato da un mese assieme ai pazienti adulti nel reparto ospedaliero di Psichiatria a Chioggia, data la perdurante assenza di un analogo reparto infantile o di personale specializzato nella sede distrettuale.

«La denuncia del Movimento per la Difesa della Sanità Pubblica Veneziana -ricorda la consigliera- porta alla luce un caso che è solo la punta di un iceberg: nel Distretto sanitario che serve Chioggia, Cavarzere e Cona manca anche una figura di logopedista, tanto che i genitori di bambine e bambini con problemi di apprendimento si sono rivolti al Comune per far implementare i servizi ora assenti».

Non solo: «Mi segnalano -continua Baldin- che al Distretto gli appuntamenti vengono concessi anche dopo mesi. Specie da quando, e parlo dell’aprile 2022, l’ULSS 3 non ha provveduto a reintegrare uno specialista in neuropsichiatria infantile, dopo la scelta del precedente di trasferirsi al Distretto di Padova. Ora risulta essere impiegato solo un medico part time proveniente da Dolo, peraltro non specializzato in disturbi dello spettro autistico».

Sostenendo l’azione del Movimento per la Difesa della Sanità Pubblica Veneziana, l’esponente del M5S incalza la Regione: «Dal 2019 sta disattendendo i suoi stessi propositi di attivare almeno un reparto di Neuropsichiatria infantile in ogni ULSS. Intanto cominci col fare in modo che nessun minorenne venga più ricoverato assieme agli adulti, e che sia possibile ottenere assistenza sociale ininterrotta, di giorno e di notte.

Ma soprattutto -conclude Erika Baldin- occorre agire attraverso la doppia leva della prevenzione e del bilancio. Sta diventando sempre più elevato il numero delle e degli adolescenti che presentano disagio mentale, effetti delle dipendenze, manifestazioni antisociali: per cui i Ser.D vanno potenziati in modo tale da evitare il peggioramento del quadro e quindi l’ospedalizzazione.

D’altro canto, la Giunta regionale dovrà stanziare maggiori risorse specifiche in questo ambito, ulteriori e aggiuntive rispetto all’aumento del Fondo Sociale che avevo ottenuto tramite i miei emendamenti nella scorsa sessione. Magari ripensando anche allo strumento dell’addizionale IRPEF, finalizzato alle politiche sociali, per redistribuire le risorse nel segno dell’equità».

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