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UN’ESTATE SENZA TRENI TRA CHIOGGIA E ROVIGO: ALTRO CHE “TRENO DEL MARE”, LA REGIONE INTASA LA ROMEA E LE ALTRE STRADE IN PIENA STAGIONE TURISTICA

Venezia, 21 aprile 2023 – Il “treno del mare” verso Chioggia e Sottomarina anticipa al 2023? Macché, non se ne parla. Anzi, sarà proprio un’estate senza treni dalla laguna sud a Rovigo e viceversa: è la risposta che la Giunta regionale ha dato all’interrogazione avanzata da Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle, che chiedeva di avviare la sperimentazione turistica già prevista e confermata per il 2024.

Ma l’esito gela la consigliera: la tratta ferroviaria verrà interrotta al traffico per lavori di manutenzione e potenziamento dal 26 giugno al 31 agosto, prima fino ad Adria e poi del tutto. «La chiamano “riduzione di capacità” da parte di RFI -commenta Baldin- ma io traduco con autosostituzioni, che in pieno caldo incrementeranno il traffico lungo le strade come la Romea, obbligando i passeggeri a circa 40 minuti di viaggio in più rispetto al treno, per chi compie l’intera corsa».

Non significa solo far viaggiare peggio le persone: «Questi provvedimenti -prosegue l’esponente del M5S- scoraggiano la mobilità turistica, considerando che la linea attraversa importanti località balneari come Chioggia e Rosolina, entrambe sedi di fermata. Dacché non è pensabile che i pendolari del mare rinuncino ai loro spostamenti, questo obbliga all’utilizzo delle automobili private, proprio quando andrebbero disincentivate. Il “treno del mare” sarebbe andato in questa direzione, un regalo di addio da Sistemi Territoriali in dismissione».

Conclude Erika Baldin: «Ancora non si conosce, peraltro, quale sarà il gestore della linea dal prossimo settembre, per via del ricorso di Arriva Italia. Altrove le strade ferrate ottengono investimenti, qui la Regione nemmeno finanzia lo studio di fattibilità per riprendere in mano i progetti della Chioggia-Piove-Padova dopo oltre cent’anni. Nelle politiche della giunta Zaia e dell’assessora De Berti, l’area a sud di Venezia e il Polesine sono ancora una volta le cenerentole».
erika baldin: