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LA REGIONE IMPUGNI LA LEGGE STATALE DI BILANCIO CHE TAGLIA I PLESSI SCOLASTICI: L’AUTONOMIA NON SI DIFENDE A PAROLE

Venezia, 21 febbraio 2023 – Un passo ufficiale contro il ridimensionamento degli istituti scolastici. Lo chiede Erika Baldin alla Giunta regionale del Veneto: la capogruppo del MoVimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini ha infatti depositato un’interrogazione a risposta scritta, affinché anche l’esecutivo guidato da Luca Zaia si esprima se impugnare davanti alla Corte Costituzionale la nuova disciplina di riorganizzazione contenuta nell’ultima legge di bilancio (197/22), là dove taglia il numero dei dirigenti scolastici e di conseguenza, a cascata, impone la riduzione del numero dei plessi.  

Analoga decisione di ricorrere era già stata deliberata, negli scorsi giorni, dalle Giunte regionali della Campania, della Toscana, della Puglia e ora dall’Emilia-Romagna: «Sollevare il conflitto dinanzi alla Consulta -osserva la consigliera- significherebbe accertare se il provvedimento governativo, legiferando in via esclusiva, lede le competenze regionali riguardo l’istruzione e l’autonomia scolastica, che sono materie di legislazione concorrente ex comma 3 dell’articolo 117 della Costituzione.

Se il Veneto non vuole l’autonomia solo a parole, è il momento per dimostrarsi autenticamente federalisti e non lasciare che sia il governo centrale a decidere quante scuole venete debbano chiudere i battenti e accorparsi. Questo aspetto della legge di stabilità vìola le prerogative di autodeterminazione sancite dalla Carta in capo a ogni singolo territorio regionale: tacere significa non fare gli interessi delle studentesse e degli studenti veneti, costretti a frequentare classi di differenti età e preparazione, con tanti saluti ai propositi di eccellenza e attrattività del sistema educativo stesso».

Baldin ricorda che il riflesso principale della recente norma consiste nella chiusura quasi automatica delle sedi che non riescono a coinvolgere un numero sufficiente, seppur variabile, di allieve e allievi: «Vediamo già gli effetti nella costituzione delle prime classi, specie per le scuole primarie e segnatamente nelle zone periferiche, che la destra vorrebbe abbandonare a se stesse e allo spopolamento. Pegolotte, Boscochiaro, Caltana, Veternigo, Stigliano, Oriago, la stessa Giudecca sono toponimi che magari alla Meloni non dicono niente, ma ci vivono persone, bambine e bambini, ragazze e ragazzi che hanno gli stessi diritti di chi abita nei capoluoghi. E ai quali va garantita la capillarità e la varietà dell’offerta formativa, di modo che andare a scuola non serva solo a favorire la produzione industriale».

Il piano promosso dall’esecutivo in carica prevede che la cifra di studenti da assegnare a ciascun istituto passi dalle attuali 600 a 900 unità: «Ridurre il numero dei dirigenti -continua l’esponente del M5S- comporta il fatto che una direzione scolastica così come pensata ora non può reggere troppe sedi differenti e lontane tra loro. Pertanto, come paventano anche i sindacati, risulta inevitabile la chiusura di molti istituti, come sta accadendo in tante parti d’Italia». E a farne le spese sono i nuclei che risiedono in località marginali e nelle aree interne, già colpite dalla denatalità e sotto la scure della perdita di ulteriori servizi essenziali, come la scuola dell’obbligo e i presìdi sanitari di prossimità: per non parlare dell’indotto, ad esempio cartolerie e copisterie.

«Senza scolarizzazione -conclude Erika Baldin- le frazioni semplicemente smettono di essere abitate, poiché i genitori scelgono di spostarsi, anziché attendere trasporti che vengono continuamente tagliati. Certo è difficile pensare di mettere al mondo neonate e neonati se le condizioni di welfare, di mobilità, di assistenza e di reddito sono quelle attuali, anche nel Veneto presunto benestante, dopo anni di tagli e politiche estrattive. Mancanza del tempo pieno, iniziative extracurricolari e doposcuola, docenti precari non sono gli unici motivi della situazione: adesso la giunta Zaia ha un motivo in più per farsi sentire, difendere la sua stessa legge n.8/2017 e spezzare questa spirale».

erika baldin: