Venezia, 14 luglio 2025 – Anche se l’Unione Europea ha prorogato al 1° agosto l’entrata in vigore delle contromisure ai dazi americani, sperando in una trattativa quantomeno precaria se non utopistica, sono proprio le misure protezionistiche di Donald Trump a essere diventate operative nel fine settimana. Se niente cambierà, i prodotti del Vecchio Continente saranno gravati del 30% all’ingresso negli USA, compromettendo le esportazioni di tantissime imprese venete.
«È del tutto evidente -commenta Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- che Giorgia Meloni in sede europea non sta difendendo l’interesse nazionale, quanto piuttosto il suo feeling con la Casa Bianca. Quel che mi domando, invece, è cosa abbia fatto negli ultimi cinque mesi il presidente Zaia, per esprimere al governo nazionale il pieno dissenso a questa politica, così come votato all’unanimità dal Consiglio regionale del Veneto».
Correva infatti il 26 febbraio scorso quando l’assemblea aveva approvato un ordine del giorno, promosso dalla stessa Baldin, il quale impegnava appunto la Giunta in tal senso: «Eppure non mi pare ci siano stati riscontri -nota l’esponente del M5S- o quantomeno non sono stati comunicati all’aula, il cui pronunciamento era ed è vincolante per il vertice dell’esecutivo. Sarebbe buona cosa se Zaia si presentasse a palazzo Ferro Fini, dove non viene mai, e riferisse in proposito».
Le stime dell’impatto nell’economia regionale appaiono devastanti: «Rincari di cinque euro per ogni bottiglia di vino, una contrazione di 5 miliardi nel fatturato delle imprese venete. Queste cifre interessano a Zaia e alla sua maggioranza, la stessa che a Roma fa il pesce in barile? Se il presidente assenteista dice di rappresentare il Veneto produttivo, allora si faccia sentire con Meloni e Von der Leyen, come da mandato consiliare», conclude Erika Baldin.