Venezia, 25 giugno 2025 – La notizia dello sfarzoso matrimonio veneziano di Jeff Bezos, magnate di Amazon, e Lauren Sanchez sta facendo il giro del mondo. Mentre la città si divide tra accoglienti e refrattari, interviene la politica: «Premesso che ciascuno e ciascuna possono sposarsi dove vogliono -esordisce Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- non sono indifferenti le modalità con le quali ha luogo un matrimonio così strombazzato, con il codazzo di feste, eventi esclusivi, dispendio di mezzi e restrizioni, in un contesto altrove irripetibile quale la laguna».
Una città, ad esempio, dove le persone residenti -(specie anziane) vengono sfrattate dalle abitazioni nelle quali hanno sempre vissuto, per far spazio a nuovi bed and breakfast in grado di soddisfare l’incessante brama di overtourism: «E dove la sicurezza viene meno nelle cronache di ogni giorno -nota la consigliera- tuttavia aumenta il dispiego di forze dell’ordine solo per proteggere lor signori, mentre ogni fine settimana le calli diventano il facile palcoscenico di tour alcoolici o addii al celibato, come fosse un parco giochi senza persone residenti».
Invece vi abitano ancora poco meno di 50mila persone: «Anche se a chi la amministra da dieci anni magari farebbe piacere il deserto -continua Baldin- ora si aggiungono i disagi dei canali chiusi a Cannaregio, dove la fragilità ambientale, idraulica, statica è sotto gli occhi di chiunque vi passa, e viene anzi caldeggiato l’arrivo di jet privati, mega yacht e altri motori di inquinamento. Servono almeno 150 milioni l’anno per la salvaguardia, ma il governo delle destre ne concede solo 23, del tutto insufficienti, e dopo reiterate preghiere bipartisan».
Solo le minacce belliche degli ultimi giorni hanno peraltro impedito che dallo sposalizio il sindaco Brugnaro ci guadagnasse in prima persona, ospitando il matrimonio nella Misericordia di sua proprietà prima del trasferimento nello storico Arsenale: «Qui sta il punto -si chiede l’esponente del M5S- ovvero chi ci guadagna. Il neotrumpiano Bezos crede di cavarsela finanziando tre istituzioni, ma se per il suo gioco “affitta” una città intera per una settimana, allora dovrebbe contribuire molto di più a livello fiscale, come ha scritto Greenpeace nello striscione esposto in piazza San Marco».
Succederebbe se l’Italia aumentasse la web tax dal 3% al 10%, come chiesto dal MoVimento in Senato: «È una questione di giustizia, perché tutte e tutti possono valutare se sia giusto che lo Stato e gli enti locali impieghino risorse pubbliche straordinarie a garantire la sicurezza di due singole persone e dei loro ospiti, quando mancano i fondi per il trasporto locale, la sanità e i servizi».
Erika Baldin, infine, risponde anche alle dichiarazioni di Luca Zaia: «Nessuna “invidia sociale”, presidente: per quale motivo bisognerebbe ringraziare Bezos, campione della gig economy sopra le spalle delle dipendenti e dei dipendenti di Amazon, sottoposti a turni massacranti anche nei depositi veneti al fine di confezionare e consegnare merce entro 24 ore? Quale sarebbe l’asserito (e tutto da dimostrare) ulteriore ritorno d’immagine per un luogo già oberato di presenze turistiche?».